“Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa”, ha detto l’uomo accusato dell’omicidio della 33enne alla procuratrice aggiunta Maria Cristina Rota.
Sangare, è l’uomo immortalato dalla videocamere di sorveglianza nella zona del delitto mentre si allontanava in bici. Disoccupato, è nato a Milano e residente a Suisio, pochi chilometri di distanza dal paese dell’omicidio. La famiglia è originaria della Costa d’Avorio.
“Stanotte al termine di serratissime indagini siamo pervenuti a identificare il signore in bicicletta che ha reso prima spontanee dichiarazioni poi, in sede di interrogatorio, ha reso una piena confessione”, ha spiegato Maria Cristina Rota.
Sangare “È uscito di casa con 4 coltelli e quindi gli è stata contestata la premeditazione: l’obiettivo era evidente, voleva colpire qualcuno”, ha sottolineato la procuratrice.
“Non c’è nessun movente religioso, né terroristico, non appartiene ad alcun movimento religioso, poteva essere la signora Verzeni o uno di noi che passavamo di lì”, ha aggiunto.
“Non c’è stato alcun movente, non si conoscevano e non hanno mai avuto contatti – ha spiegato la procuratrice – All’identificazione del fermato hanno collaborato due cittadini stranieri che si trovavano su luogo”. Inoltre, Sangare aveva “delle denunce per maltrattamenti ai danni della madre e della sorella ed era andato a vivere da solo”.
“Approfitto per lanciare un invito a due ragazzini di 15-16 anni nei cui confronti il presunto autore del fatto di sangue, come da lui dichiarato, prima di scegliere e individuare a caso come vittima la signora Verzeni avrebbe puntato il coltello minacciandoli. Erano presenti sulla scena del crimine e a oggi non si sono ancora presentati. Li invito a presentarsi in una caserma affinché forniscano un riscontro a quanto acquisito. Ha desistito con i due ragazzini per poi incontrare Sharon Verzeni che si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato”, ha aggiunto la procuratrice.
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