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Sofia Castelli

Sofia Castelli: l’ex fidanzato l’ha accoltellata sei volte

Pubblicato il 2 Agosto 2023

Almeno 5, 6 coltellate, fendenti inferti mentre la vittima dormiva nella sua abitazione.

I colpi fatali con cui il 23enne Zakaria Atqaou ha ucciso l’ex fidanzata, la 20enne Sofia Castelli, trovata senza vita sabato scorso nella casa di famiglia a Cologno Monzese, in provincia di Milano.

In attesa dell’autopsia sul corpo della giovane, prevista domani, un primo esame sul corpo della 20enne ha evidenziato diverse ferite inferte con un coltello da cucina.

L’arma del delitto, rinvenuta ancora insanguinata all’interno dell’appartamento, verrà analizzata dal Ris di Parma.

Proseguono, intanto, le ricerche dei carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni, che indagano sull’omicidio, del telefono del 23enne, gettato – secondo quanto lui stesso ha riferito – in un cestino.

Sono state fissate invece per venerdì 4 agosto le copie forensi dei cellulari di Sofia e dell’amica con cui la vittima aveva trascorso la serata in discoteca e che alle prime ore di sabato è rientrata con lei nell’appartamento della famiglia Castelli in corso Roma. Le due ragazze, che avevano la sveglia a orari diversi, sono andate a dormire in stanze separate. È stato allora che Atqaoui, intrufolatosi in casa, avrebbe colpito Sofia alla gola, uccidendola. L’amica non si sarebbe accorta di nulla, fino a quando, il mattino successivo, dopo che il 23enne aveva confessato l’omicidio, i carabinieri hanno fatto ingresso nella casa di corso Roma, trovando il corpo senza vita di Sofia. Atqaoui, a cui la pm Emma Gambardella, coordinata dal procuratore Claudio Gittardi, contesta l’omicidio con l’aggravante della premeditazione, è stato interrogato ieri a lungo dalla gip Elena Sechi all’interno del carcere di Monza. Si attende per oggi la convalida del fermo.

Al momento non risultano invece messaggi in cui il 23enne avrebbe fatto presagire in alcun modo intenti violenti nei confronti di Sofia. È emerso inoltre che i due ragazzi nelle ultime settimane, dopo la decisione della ragazza di chiudere la relazione iniziata dal 2018, si sentissero anche tramite amici comuni. Non è ancora stato trovato il cellulare del reo confesso: il giovane avrebbe confessato agli inquirenti di averlo gettato nella spazzatura prima di decidere di fermare una pattuglia della polizia e confessare l’omicidio. 

Nel frattempo Marie Louise Mozzarini, il legale di Zakaria Atquaoui, ha ricevuto diversi messaggi di “sdegno, dissenso e biasimo”, come lei stessa li ha definiti, per aver ricevuto e accettato l’incarico di difendere il 23enne italo-marocchino, che sabato mattina ha confessato l’omicidio dell’ex fidanzata. In suo sostegno è intervenuta la Camera penale di Monza, che ha espresso “solidarietà alla collega”, destinataria di “singolari richieste da parte di privati cittadini che la invitano a non assicurare al proprio assistito quelle garanzie processuali che spettano, per legge, a ciascun indagato”. Il direttivo della Camera penale fa sapere che all’avvocata arrivano anche continue richieste di abbandonare l’incarico “ignorando come la difesa di ufficio non preveda, ovviamente, tale possibilità”. Ciò che gli “indesiderati commentatori” non considerano, prosegue la nota, è che “l’assistenza di un difensore sia prevista come obbligatoria e irrinunciabile dallo stesso Stato titolare della funzione punitiva, in attuazione del principio di inviolabilità del diritto di difesa richiamato dalla Costituzione”.