A sorpresa la Suprema Corte ha accolto il ricorso di Giovanni Riina, secondogenito dell’ex boss di Cosa Nostra Totò Riina, annullando con rinvio la proroga del 41 bis, il regime carcerario estremamente duro per evitare qualsiasi contatto all’esterno tra mafiosi ritenuti molto pericolosi e i loro sodali.
Il Tribunale di sorveglianza di Roma aveva prorogato il 41 bis per il 48enne, arrestato nel 1996 e condannato all’ergastolo con l’accusa di omicidio plurimo e associazione mafiosa. Riina si trova al 41 bis dal 2002, che solitamente veniva rinnovato ogni due anni, ma la Cassazione ha “sparigliato le carte” sostenendo che i magistrati di Roma non hanno seguito un “percorso argomentativo effettivo e idoneo a dare conto della perdurante necessità di sottoporre il ricorrente al regime del 41 bis”.
Insomma non ci sarebbero gli estremi per il 41 bis ed è la prima volta che la Cassazione accoglie il ricorso di Riina. In realtà nessuna sentenza ha mai accertato che Riina fosse effettivamente a capo dell’associazione criminale, ma il Tribunale ha chiesto comunque il regime del carcere duro per il 48enne poiché “pur in assenza di riconoscimento processuale della qualità di capo o promotore dell’associazione mafiosa, è stata rappresentata una posizione di sovraordinazione di Riina rispetto ad altri sodali”. Insomma, la leadership di Riina era riconosciuta dagli altri membri dell’attività criminale, benché non siano state trovate delle prove effettive.
La decisione della Cassazione ha suscitato molte polemiche a partire dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro che, pur dicendosi rispettoso della Suprema Corte, ha chiesto a viva voce l’applicazione del 41 bis per Giovanni Riina, considerato ancora un soggetto pericoloso dinanzi al quale non si può abbassare la guardia. Delmastro ha dichiarato quindi che presenterà tutti gli elementi raccolti dagli investigatori per evidenziare il ruolo di primo piano ricoperto da Riina nel clan mafioso e la sua attuale pericolosità.
Parole critiche sono arrivate anche dalla presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo, la quale ha annunciato che chiederà le carte su Giovanni Riina, figlio di Totò Riina, un nome che incute timore ancora oggi e che provoca una sorta di pericolosa e aberrante fascinazione, per applicare ancora il 41 bis.
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