Spacciatore e stupratore: l’ultima vittima la donna violentata mentre faceva jogging (VIDEO)

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Abdelfatah Ennakach, il 26enne marocchino fermato dai carabinieri di San Donato, nell’inchiesta della Procura di Lodi, per aver stuprato il 23 dicembre scorso nelle campagne di Locate di Triulzi, nel milanese, una donna mentre faceva jogging, spacciava in quella zona, in particolare “nei pressi della cascina Nesporedo”, e “avrebbe molestato sessualmente altre donne nello stesso luogo”.

Lo scrive il gip di Milano Daniela Cardamone, che ha convalidato il fermo e disposto il carcere per l’uomo (poi il giudice passerà gli atti a Lodi), nell’ordinanza nella quale si indicano, passo passo, tutti gli elementi della serrata e complessa indagine, tra cui testimonianze, tabulati, analisi delle impronte su alcuni oggetti e il match del Dna, che hanno portato al fermo, eseguito tre giorni fa.

Il 26enne, davanti al gip, ha confessato sostenendo che in quel momento “era ubriaco” e tentando pure di dirsi “dispiaciuto”. Agli atti anche la denuncia e il racconto della vittima, “scioccata e traumatizzata per la violenza subita”.

La donna ha raccontato che, mentre correva nei pressi della cascina, è stata aggredita “di sorpresa alle spalle” dall’uomo che le ha chiuso “la bocca per impedirle di urlare” e di “chiedere aiuto”. E l’ha, poi, “trascinata con forza nella boscaglia”. La vittima, dopo aver chiamato i carabinieri, è riuscita a fornire una sommaria descrizione del violentatore.

Le indagini sono partite da alcuni oggetti sequestrati in quell’area: uno scontrino, una busta e una vaschetta. Poi gli investigatori hanno effettuato una serie di appostamenti e raccolto informazioni nella zona, territorio di spaccio. Sono riusciti così a risalire all’utenza telefonica di uno dei pusher più attivi, proprio il 26enne marocchino, e i tabulati hanno confermato che l’utenza quel giorno era nella zona della violenza sessuale.

E sono stati sentiti, poi, alcuni “clienti” dello spacciatore, che si faceva chiamare “zio” o “Abdul” e che aveva anche un alias di copertura. Dopo quel fatto del 23 dicembre, ha raccontato una testimone, era “sparito dalla circolazione”.

Anche altri testi, sempre suoi clienti, hanno evidenziato il suo “atteggiamento sessualmente molesto”. Una donna ha messo a verbale che nei primi giorni di gennaio sarebbe stata molestata da lui. In un caso aveva pure già tentato di “trascinare via” una donna.

Poi, gli esiti degli accertamenti scientifici del Ris di Parma sulle impronte trovate sugli oggetti sequestrati, in particolare sulla vaschetta, hanno confermato che un’impronta apparteneva al 26enne. E le analisi delle tracce biologiche, infine, hanno fornito un’ulteriore certezza sull’identificazione.

Il giudice nel disporre il carcere spiega che il giovane, irregolare e senza fissa dimora, potrebbe scappare e commettere altri abusi.

Ha agito, scrive il gip, con una “modalità rapida” e con una “accurata scelta della vittima”, quando “non c’erano persone presenti” nella zona.

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Redazione Nazionale

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