Spaccio, si fa il nome del senatore Cerno: “Non c’entro, frequentavo una persona sbagliata”

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Droga dello stupro. Un giro di spaccio di varie sostanze stupefacenti è stato smantellato, a fine 2021 sono stati fatti più di trenta arresti. Si fanno due nomi molto noti. Oltre che di Claudia Rivelli (sorella di Ornella Muti), per la quale erano stati disposti i domiciliari, si parla in queste ore di Tommaso Cerno, senatore della Repubblica e giornalista. Nelle intercettazioni telefoniche dell’indagine della Procura di Roma, i pusher lo chiamavano il ‘senatore’ o ‘il politico’. I messaggi sono stati intercettati dai carabinieri del Nas. E’ accaduto lo scorso ottobre, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Giovanni Conzo.

Cerno non è indagato e da subito ha collaborato, pienamente, con gli inquirenti.

C’è l’accusa per concorso in cessione di sostanze stupefacenti, a carico di uno dei presunti capi della banda di pusher e della sua complice, “perché in concorso tra loro, con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso, cedevano cocaina a un giovane amico di Tommaso Cerno.

I fatti si sono svolti tra settembre e ottobre 2019. Si tratta in particolare di quattro cessioni di droga, una delle quali corrispondeva “alla somma di 930 euro”. La settimana scorsa, la Procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. l processo si aprirà il 12 aprile prossimo. Il discorso riguarda il traffico di droghe sintetiche acquistate dall’estero sul web o sul darkweb. Cerno ha affermato di essere “completamente estraneo all’inchiesta sulla cosiddetta droga dello stupro’“.

Cerno: “Non ho mai avuto rapporti con i pusher arrestati”

Il senatore è stato direttore dell‘Espresso dal 29 luglio 2016 al 25 ottobre 2017. E’ stato eletto con il Partito Democratico alle elezioni politiche del 2018. Ha aggiunto, parlando dei fatti di cui si dibatte: “A quel tempo avevo una relazione con una persona che ha avuto problemi con la giustizia e che ha frequentato casa mia, ma non ho mai avuto rapporti con i pusher arrestati. Evidentemente non era la persona giusta, ma io non ho compiuto alcun reato e non c’entro nulla con questa inchiesta” (foto Wikimedia Commons, particolare).

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Isabella Lopardi

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