Pubblicato il 24 Gennaio 2022
Renata Polverini (nella foto), deputata di Forza Italia, è stata condannata in primo grado a 9 mesi per appropriazione indebita. I fatti risalgono al 2014 ed era a processo dal 2016. Secondo le accuse, fra il 2013 e il 2014, avrebbe utilizzato a scopo personale una carta prepagata, ricaricata mensilmente da un conto del sindacato Ugl.
Ecco quanto si legge nel capo di imputazione. Polverini avrebbe speso “un importo complessivo di oltre 22 mila euro (…) per impieghi di carattere strettamente personale (viaggi, borse, capi di abbigliamento e simili)”. La pena è stata sospesa; l’ex governatrice del Lazio, già leader nazionale nel sindacato di destra, dovrà risarcire la Confederazione Nazionale Ugl per 25 mila euro e per 5mila euro la Confintesa Fp: si tratta delle parti civili.
La legale di Polverini: “non li usò quei soldi”
Secondo le motivazioni della sentenza del Tribunale di Roma, depositata il 29 dicembre 2021, la carta (che secondo gli inquirenti sarebbe stata utilizzata da Polverini) veniva ricaricata di 2 mila euro al mese, su disposizione dell’allora segretario Giovanni Centrella (estraneo all’inchiesta, come “precisato e ribadito” durante il processo dall’addetta alla contabilità del sindacato). La legale di Polverini ha già preparato un ricorso in appello di oltre 50 pagine “evidenziando le prove che non sono state correttamente valutate dal giudice di primo grado. Non li usò quei soldi”.
L’avvocato Irma Conti intende “evidenziare le prove che non sono state correttamente valutate dal giudice di primo grado. Basti pensare a una spesa fatta in farmacia, addirittura riconducibile ad un codice fiscale non di Polverini. Ovviamente Cetica ha prodotto tutte le ricevute delle spese fatte per l’attività sindacale e per l’intero importo attribuito a Polverini”.
Polverini si è difesa, affermando di non aver mai utilizzato quella carta prepagata, che sarebbe stata usata da Stefano Cetica. L’attuale deputata ha detto a verbale: “Centrella mi disse che aveva pensato a questo sistema per rimborsare i vari responsabili del sindacato. La carta di credito (…) non era nella mia disponibilità. Mi risulta che fosse nella sede dell’Ugl (…) e a disposizione di Stefano Cetica, in quanto responsabile della struttura (…). Non posso escludere che qualcuno abbia utilizzato la carta mentre si trovava in mia compagnia in qualche negozio. Escludo di averla utilizzata io (…) ”.
Ha aggiunto: “Quello che sapevo era che Cetica utilizzava quella carta per rimborsare anche alcune mie attività a sostegno del sindacato”. Anche Cetica ha confermato la versione di Polverini: ha ammesso e sostenuto di aver utilizzato entrambe le carte.
Il giudice a Cetica: “ha sfiorato l’auto-calunnia”
Ma il giudice nella sentenza definisce “stringate e bizzarre” le dichiarazioni della deputata. Cetica avrebbe cercato “maldestramente di immolare sé stesso in difesa della Polverini (…) con una protervia che ha più volte sfiorato l’auto-calunnia”.
Si parla di due carte: la seconda, da 3 mila euro al mese, era in uso (come detto) all’ex dirigente Ugl Stefano Cetica. Questi, giunto a processo insieme a Polverini, è stato assolto per insufficienza di prove. Ai tempi del fatto contestato aveva ancora un incarico all’interno del sindacato: il rimborso spese è risultato giustificato. Aveva effettuato numerosi prelievi in contante. Secondo i giudici, “non ci sono elementi probatori” nei suoi confronti. La carta fu utilizzata anche a Parigi, a maggio e giugno 2013. (foto dal profilo facebook).