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Spirlì contro la fiction della Rai “La sposa calabrese”: “Parlano una lingua strana”

Pubblicato il 18 Gennaio 2022

Non si placano le polemiche intorno alla fiction della Rai “La Sposa Calabrese“. Tante le proteste da parte dei calabresi per quanto riguarda il racconto di una realtà diversa e distorta oltre al fatto che è stata girata interamente in Puglia. A dire la sua è stato anche Nino Spirlì, ex presidente facente funzioni della Regione Calabria.

Parlano una strana lingua, che non corrisponde a nessuna delle lingue di Calabria. I matrimoni per procura si facevano al limite, per terre lontane – Americhe, Australia, Belgio… – e non per le regioni del Nord.

Forse, alcune delle nostre Donne sono partite per il Piemonte, o la Valle d’Aosta e la Liguria, dove si erano già installati gruppi di Calabresi, ma certamente non per il Veneto, che era regione depressa più della Calabria. Poi, errori di trovarobato: 1) La madonna di Lourdes in plastica?  2) La nduja?”.

Continuano a sfornare fiction trattandoci come orangutan. A calci in culo fuori dalla Calabria. E quei soliti asini in giro per i Paesi… (E sì che uno l’ho fatto cancellare dallo spot di Muccino…)”, il post di Spirlì pubblicato sui social network.

Cara, tu mi conosci e saprai che, fra l’altro, ho scritto per RaiUno soggetti per fiction: ho sempre seguito la regola d’oro, e, cioè, quando mi ispiravo alla vita reale, ad essa aderivo rispettosamente. La cinematografia è forma letteraria contemporanea: con essa ci consegniamo al futuro e non possiamo sbagliare. Potremmo creare un falso passato per i nostri eredi. Ecco perché, aderendo al recente passato della Calabria, gli autori avrebbero dovuto, quantomeno, documentarsi meglio e trasferire una vera verità. Tutto qui!