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Milano

Stalkerizza per mesi la sua ex con video hot e chiamate nella notte, ma è la donna sbagliata

Pubblicato il 2 Novembre 2023

Una storia di stalking a dir poco incredibile che ha avuto il suo epilogo in tribunale. I fatti risalgono al 2013 e al 2014, quando un uomo di 60 anni ha iniziato a stalkerizzare la sua ex con video hot e messaggi sessualmente espliciti. O almeno, lui credeva che si trattava della sua ex, poiché in realtà stava perseguitando una mamma romana la cui unica “colpa” era quella di avere lo stesso nome e cognome.

Stalking contro una mamma romana

Il 60enne, come ha spiegato Il Messaggero, aveva avviato una relazione con una donna che però aveva deciso di chiudere con lui. L’uomo però non ha accettato la separazione e ha iniziato a perseguitarla, così lei ha deciso di bloccarlo e di cambiare utenza telefonica. Lui non si è arreso e ha reperito il numero di una donna che credeva fosse la sua ex, mentre in realtà era una semplice omonima.

La povera mamma romana ha iniziato ad essere tempestata di video di autoerotismo e messaggi sessuali molto pesanti, come lei stessa ha raccontato: “Mi ricordo che è iniziato un giorno qualunque, senza un’apparente motivazione. All’inizio quando ho ricevuto le prime chiamate da un numero sconosciuto ho risposto tentando di spiegare che non ci conoscevamo e che probabilmente aveva sbagliato persona, ma non è servito a nulla”.

Un incubo che è durato mesi e non è servito a nulla spiegare allo stalker che aveva sbagliato persona. La donna lo ha bloccato e ha cambiato utenza telefonica, ma lui in qualche modo è riuscito a ritrovare il suo numero e ha ripreso a chiamarla con numeri anonimi a qualunque ora del giorno e della notte, quando era sola, in ufficio o insieme al figlio piccolo.

La situazione ha provocato nella donna una situazione di perdurante ansia e lei temeva che un giorno si sarebbe ritrovato lo stalker fuori casa o in ufficio, senza neanche conoscere il suo volto, e ha quindi deciso di sporgere denuncia per stalking.

La difesa dell’uomo

L’uomo è finito a processo e in aula ha provato a giustificarsi spiegando che stava passando un momento molto difficile della sua vita, caratterizzato da un’alterazione psichica e dall’abuso di alcol e benzodiazepine.

Il mix di farmaci e alcol avrebbe dunque provocato una situazione di scarsa lucidità, come lui stesso ha dichiarato: “Quando mandavo messaggi e facevo chiamate, prendevo una serie di psicofarmaci, benzodiazepine che mischiavo con una bottiglia intera di Jack Daniels. Quindi non mi rendevo conto di quello che stavo facendo”.