Cronaca

“Non è stalking, ma corteggiamento”: la sentenza che fa discutere

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Non era stalking, ma corteggiamento. Una interpretazione che già sta facendo discutere e scatenare polemiche, quella del Tar della Valle d’Aosta.

Il Tribunale amministrativo ha annullato l’ammonimento del Questore nei confronti di un uomo che per mesi ha tentato approcci sentimentali nei confronti di una maestra che insegna nella scuola delle proprie due figlie.

Secondo il collegio giudicante, formato da Giuseppina Adamo (presidente), Jessica Bonetto (consigliere, estensore) e Paola Malanetto (consigliere), si tratta di comportamenti “innocui e inoffensivi”.

Il ricorrente si era “limitato ad un corteggiamento, seppur sgradito, mai minaccioso o molesto a tal punto da creare nel destinatario” quello “stato di ansia o di timore per la propria incolumità idoneo a costringerla a cambiare le proprie abitudini di vita come richiesto dall’articolo 612-bis (atti persecutori, ndr) del codice penale”.

L’ammonimento del questore, in chiave preventiva rispetto al reato di atti persecutori e con l’invito a sottoporsi da uno psichiatria a un “percorso di recupero e stabilizzazione delle devianze riconducibili alle condotte persecutorie”, era scattato nel marzo scorso, dopo la richiesta dell’insegnante.

Dall’ottobre 2022 lo spasimante avrebbe tentato “insistentemente approcci di natura sentimentale nei suoi confronti, con messaggi, lettere e regali”, così come cioccolato, articoli di bigiotteria, profumi e fiori, “incurante che la donna gli abbia espresso, dapprima in maniera delicata ed implicita e poi in modo esplicito e diretto, l’assoluta mancanza di interesse al riguardo”.

Dopo essersi visto bloccato sulle piattaforme di messaggistica ‘Messenger’ e ‘Whatsapp’, l’uomo “avrebbe ostinatamente tentato di convincere conoscenti comuni ad intercedere” perché la maestra “accettasse di incontrarlo”.

Nell’aprile 2023 l’uomo avrebbe iscritto le sue due figlie nella scuola di ballo dove la maestra insegna. Poi, nel marzo scorso, avrebbe iniziato ad allenarsi nella palestra che la donna già frequentava.

In un’occasione l’insegnante si sarebbe vista rivolgere delle domande personali da parte di una delle figlie “per conto del padre”.

Secondo il Tar “i comportamenti tenuti dal ricorrente, pur avendo potuto creare imbarazzo o fastidio nella controinteressata, valutati come detto nello specifico contesto nel quale sono stati posti in essere secondo l’id quod plerumque accidit (ciò che accade di solito,ndr), vanno ritenuti innocui e inoffensivi, essendosi trattato di contatti diluiti nel tempo, estrinsecatisi con sporadici piccoli regali e contatti ‘a distanza’, attraverso messaggi dal contenuto sempre misurato e mai minaccioso o volgare, mentre risulta che” l’uomo “non ha mai atteso la controinteressata sotto casa, avendola incontrata solo in luoghi pubblici casualmente (come in yogurteria), per ragioni legate alle figlie (corsi di studio e ballo) o comunque famigliari (nel caso della palestra)”.

In difesa dell’uomo anche l’ex moglie, che, così come riportato nella sentenza, aveva scritto alla maestra: “Mi sembra davvero assurdo, distruggere una persona con questo gesto”, è un uomo “estremamente buono ed estremamente rispettoso verso le donne” e “posso capire che può esserti sembrato un corteggiamento forte…perché lui probabilmente ha visto in te dopo la fine del matrimonio una donna buona e seria per cui ne valeva la pena…e bastava chiamarlo e dirgli semplicemente di non continuare perché non mi interessi né ora né mai”.

Il ministero dell’Interno e l’insegnante si erano costituiti in giudizio.

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Redazione Nazionale

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