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Stop violenza negli ospedali, il clamoroso disegno di legge: niente cure per chi aggredisce medici e infermieri

Pubblicato il 9 Settembre 2024

Le aggressioni al personale medico nei pronto soccorso e negli ospedali sono ormai all’ordine del giorno. L’ultimo grave episodio ha avuto luogo a Foggia, all’ospedale Riuniti, dove medici e infermieri sono stati aggrediti e picchiati brutalmente da un folla inferocita di almeno 50 persone dopo aver saputo della morte di una loro congiunta 23enne.

La misura ormai è colma e i tanti appelli di infermieri e medici che chiedono interventi urgenti per lavorare con maggiore serenità sembrano essere stati finalmente ascoltati. Fratelli d’Italia sta infatti studiando un disegno di legge che, di fatto, prevede una daspo delle cure. In pratica a tutte le persone che aggrediscono medici e infermieri potrebbero essere negate le cure, tranne quelle d’emergenza, per 3 anni.

Come funziona il daspo delle cure contro i violenti?

Il Ddl di FdI, firmato dal senatore Ignazio Zullo, capogruppo in commissione Lavoro e Sanità, prevede un daspo di tre anni delle cure mediche, fatta eccezione per interventi urgenti e salvavita, a tutte le persone che aggrediscono gli operatori sanitari durante il lavoro o che si macchiano di reati contro il patrimonio sanitario.

Come ha osservato Zullo i soldi risparmiati potrebbero essere reimpiegati in misure di sicurezza negli ambienti sanitari. Inoltre il Ddl prevede inoltre che i nomi degli aggressori vengano inseriti in una Piattaforma nazionale di Governo delle Liste di Attesa.

L’episodio choc all’Ospedale Riuniti a Foggia

Come già accennato, lo scioccante episodio all’Ospedale Riuniti è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quando è stata comunicata la morte di una paziente 23enne durante un intervento chirurgico, medici e infermieri sono stati costretti a barricarsi in una stanza d’ospedale, con cassettiere e scrivanie usate per bloccare la porta, per impedire l’accesso dei familiari inferociti.

La Procura ha aperto un fascicolo su quanto accaduto: una cinquantina di persone avrebbe superato l’ingresso della struttura, mentre un’altra ventina sarebbe entrata direttamente in contatto con il personale medico. Ad avere avuto la peggio sono stati un chirurgo, colpito dalla folla con diversi pugni in faccia, un secondo medico spintonato e poi finito a terra e una dottoressa che ha riportato una ferita alla mano.

“Vogliamo l’esercito!”

Gli infermieri di Nursing up, sindacato italiano della categoria infermieristica, hanno denunciato un’escalation di violenze senza pari negli ultimi 10 anni. Solo ad agosto si sono contati 34 episodi di violenza, fisica e psicologica, su 31 giorni. Hanno quindi chiesto la presenza fissa dell’esercito nelle strutture sanitarie per renderle più sicure e si sono lamentati che, soprattutto nelle ore notturne, mancano gli uomini delle forze dell’ordine.

Nel 2023, secondo i dati dell’Anaao Assomed, ci sono state ben 16.000 aggressione, di cui 1/3 fisiche e il 70% a danno di donne. Sulla questione è molto attento anche il ministro della Salute, Orazio Schilalci, il quale ha garantito che il tema della sicurezza negli ospedali e dell’incolumità del personale sanitario gli sta molto a cuore. Il ministro ha sottolineato di aver già inasprito le pene, evidenziando che il problema è anche di natura culturale: “Bisogna far capire ai cittadini che la persona col camice bianco sta lì per accudirli. Torneremo sicuramente sull’argomento” – ha rassicurato.