In Italia fanno rete nella Fimiv (Federazione italiana della mutualità integrativa e volontaria). Sono le Società di mutuo soccorso (e Società operaie di mutuo soccorso, Società agricola operaia di mutuo soccorso, Società nazionale di mutuo soccorso, Società generale di mutuo soccorso, Società sanitaria di mutuo soccorso). Nate quando il servizio sanitario come lo conosciamo non esisteva, le Società hanno creato, alla fine dell’Ottocento, formule di solidarietà concrete che hanno salvato vite e migliorato esistenze.
In Sicilia le Società di mutuo soccorso sono 14. Nel Palermitano ce ne sono 3, altrettante nel Trapanese e 1 a Caltanissetta. Tutte le altre, la metà del totale, 7, hanno sede nel Messinese dove c’è anche il coordinamento regionale (a Santo Stefano di Camastra). L’unica del territorio comunale di Messina è a Castanea, borgo collinare nella zona nord. E il 1° agosto di quest’anno ha compiuto 125 anni. Una ricorrenza che verrà celebrata in seguito, quando il COVID e le normative anti contagio avranno finalmente lasciato il posto al ritorno della normalità.
La Società operaia agricola di mutuo soccorso di Castanea è viva e vegeta, infatti. Esiste e resiste, per dir così. Come ricorda il presidente, Carlo Rizzo (63 anni, 4 figli, macchinista delle ferrovie in pensione dal 1° gennaio di quest’anno) oggi la Società operaia di Castanea è soprattutto un punto di riferimento: un luogo dove – tra sala tv, sala lettura, biblioteca, sala giochi – ci si incontra, si dialoga, si dibatte e nel far tutto questo si mantengono relazioni umane “dal vivo” che, in epoca di virtualità, ha probabilmente l’impatto di una silenziosa rivoluzione.
Il futuro? Se durante la pandemia le Società di muto soccorso si sono messe insieme per regalare un casco per la respirazione ventilata all’ospedale di Sant’Agata di Militello, oggi si sta progettando una rete di supporto specifico alle famiglie in relazione alle necessità sanitarie ma anche la possibilità di avviare percorsi di servizio civile. Sullo sfondo la riforma del Terzo Settore e i decreti attuativi che ancora si attendono.
“La società operaia mi ha insegnato parecchio”; spiega Rizzo. “Funziona come un piccolo municipio, tra delibere di consiglio e di assemblea, verbali e proposte, votazioni e analisi, statuto e regolamento. Ha delle regole che sono rispettate e considerate importanti da tutti i soci. E l’atmosfera di partecipazione e condivisione che ne deriva è particolarmente bella”.
Un’atmosfera che gli ha fatto capire e sentire “quanto sia importante stare a ‘contatto’ gli uni con gli altri, soprattutto con i più anziani, che in questa società sembrano sempre più soli. I valori della Società operaia – la voglia di ascolto, la solidarietà e il rispetto verso le persone senza distinzione alcuna – sono fondamentali oggi quanto nel passato, anzi, forse, oggi ce n’è ancora più bisogno”. Il logo la dice lunga, a questo proposito. Reca l’immagine di due mani che si stringono, un polsino da professionista per l’una, un polsino da operaio per l’altra.
Il “furore ardente della voglia di crescere insieme socialmente che scorreva nelle vene dei soci che l’hanno creata e portata avanti” è il “segreto” di questo sodalizio. “È un senso di appartenenza che è arrivato fino a noi, che sentiamo ancora oggi”.
Non per caso la Società operaia di Castanea, grazie ai sacrifici e all’impegno di tutti coloro che si sono avvicendati nei decenni, è una delle poche che possiede la propria sede – in quota parte ciascun socio ne ha un “pezzetto” – e questa sede è un palazzo importante, che dà sulla piazza principale del paese, piazza SS. Rosario.
Non è tutto. Il sodalizio di Castanea con orgoglio vanta tra i suoi soci attuali, che sono 180, uno dei fondatori della cosiddetta 2^ fase, quella iniziata negli Anni Cinquanta dello scorso secolo dopo che le società erano state sciolte durante il Ventennio Fascista. È Arrigo Giovanni, matricola n. 9 di un consesso che è arrivato alla matricola n. 1100. Medesimo orgoglio si legge nella sottolineatura che – pur se l’età media viaggia sui 65 anni – tra i soci ci sono anche ragazzi; il più giovane si chiama Samuele Di Giovanni e ha 21 anni.
“La nostra Società – conclude Rizzo – è cresciuta con il sostegno di tutte le classi sociali e si è costruita sulle spalle e le attività dei singoli soci, operai e coltivatori, ovviamente, ma anche avvocati, ingegneri, medici, ragionieri, imprenditori edili e un mondo di artigiani dalle arti sopraffine. Ciascuno ha donato secondo le proprie possibilità e competenze, non solo alla Società in quanto tale ma anche agli altri soci e a tutta la comunità”.
Ed è un modus vivendi che continua ai nostri giorni, come accaduto durante il lockdown quando si è intervenuti a favore di famiglie bisognose, non solo in aiuti “fisici” ma anche in assistenza per gli iter di tipo telematico, per esempio per le social card. Le famiglie d’altronde sono il cuore delle iniziative portate avanti. “Speriamo di poter tornare presto a incontrarci tutti insieme”, conclude Rizzo.
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