Pubblicato il 12 Ottobre 2023
Sono tre i nomi che la Procura di Venezia ha iscritto sul registro delle informazioni di reato per la ‘Strage di Mestre’.
Nella tragedia sono morte 21 persone, tra cui l’autista del mezzo Alberto Rizzotto. I feriti sono 15, alcuni sono ancora ricoverati in gravi condizioni. La procuratrice Laura Cameli ha iscritto i nomi dei tre indagati per le ipotesi di reato di omicidio stradale, omicidio colposo, plurimo, lesioni personali stradali gravi o gravissime e lesioni personali colpose.
Corriere e il Gazzettino scrivono che i tre sono attesi stamattina (13 ottobre) in Procura insieme ai loro avvocati (Massimo Malipiero, Paola Bosio, Barbara De Biasi) e a quelli delle parti offese. Con loro anche il responsabile civile, ovvero il soggetto che potrebbe rispondere degli eventuali danni. Arriverà l’ok agli “accertamenti tecnici utili alla ricostruzione della dinamica dei fatti accaduti in data 3 ottobre 2023, in particolare all’esame della strada e delle barriere sul luogo del sinistro e all’idoneità delle stesse“. L’iscrizione nel registro è un atto dovuto per permettere agli indagati di partecipare alla consulenza tecnica. Che sarà disposta come accertamento tecnico irripetibile ai sensi dell’articolo 360 del Codice di procedura penale. Cameli affiderà l’incarico a Placido Migliorino, dirigente del ministero delle Infrastrutture.
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Chi sono gli indagati
Gli indagati sono: Massimo Fiorese, 63 anni, amministratore delegato della società La Linea, Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro. Di Bussolo è dirigente del settore Viabilità, terraferma e mobilità del comune; Cesaro è responsabile del Servizio manutenzione. La notizia è stata riportata dal quotidiano Open.
Ci saranno 90 giorni di tempo per ricostruire la dinamica dell’incidente
Secondo il Gazzettino, Migliorino sarebbe soprannominato “il mastino” per l’accuratezza con cui svolge il suo ruolo. È stato consulente anche per il ponte Morandi a Genova. Ha verificato la sicurezza statica dei viadotti autostradali. Migliorino avrà 90 giorni di tempo per ricostruire la dinamica dell’incidente e per accertare le eventuali responsabilità del guardrail. Massimo Fiorese aveva parlato – quasi subito dopo la strage – del filmato dell’incidente: “Il bus è quasi fermo quando sfonda il guardrail. Penso che l’autista abbia avuto un malore, perché altrimenti non me lo spiego. Nel video si vede che il bus è quasi fermo, il guardrail è fino, non è di quelli più moderni e più strutturati, e l’autobus pesava tanto perché era di quelli elettrici. L’impatto è stato fatale”.