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Alessandro Maja

Strage di Samarate, Alessandro Maja chiede “Perdono per qualcosa di imperdonabile”

Pubblicato il 19 Maggio 2023

“Perdono per qualcosa di imperdonabile”.

Sono le parole pronunciate da Alessandro Maja, l’interior designer che fra il 3 e 4 maggio del 2022 ha ucciso nella casa di Samarate (Varese) la moglie Stefania Pivetta, la figlia Giulia di 16 anni e ferito gravemente il primogenito Nicolò, 23 anni. 

Maja, reo confesso, è sotto processo. Oggi ha preso la parola in aula sotto gli occhi del figlio Nicolò, ancora in carrozzina dopo un lungo periodo in ospedale e accompagnato dagli zii e dal nonno materni.

Giudicato capace di intendere e di volere, Maja ha risposto alle domande della pm Susanna Molteni.
Ha ripercorso quel tragico giorno quando ha ucciso prima la moglie, poi la figlia. Per ultimo ha colpito Nicolò e lo credeva morto. A lui ha chiesto perdono. 

Maja ha pianto e ha detto che era preoccupato per un errore sul lavoro e per i soldi, per le spese della moglie con cui c’erano tensioni. Sui conti correnti della famiglia c’erano però circa 280mila euro.

Il suocero di Alessandro Maja quando lo ha sentito parlare della figlia si è allontanato.

“Non potevo ascoltare certe cose”, ha poi spiegato. 

In aula è invece rimasto il cognato Mirko. “Adesso è facile chiedere perdono – ha poi detto – Non nascondo che fa effetto vedere un uomo ridotto così. Ma che perdono dopo che abbiamo letto le perizie e ascoltato le modalità della strage?”

“Non riesco a provare odio nei suoi confronti però il perdono in questo momento penso sia difficile”, dice Nicolò Maja.

Il ragazzo anche oggi indossava, come altre volte nelle scorse udienze, una maglia con il volto della mamma e della sorella.

“Sono emotivamente stanco – ha aggiunto soltanto il ragazzo -. Non ho ancora una risposta esaustiva sul perché” della strage.