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Lo studente che rimprovera e tira le orecchie a papa Francesco: “Basta usare parole offensive” [VIDEO]

Pubblicato il 21 Giugno 2024

Destarono molto scalpore un po’ di tempo fa le parole di papa Francesco, quando disse che in Vaticano “c’è troppa frociaggine”. Sull’argomento ci ritorna dopo un po’ di tempo Jack Lorenz Acebedo Rivera, studente di Manila, che ha approfittato di un incontro in videoconferenza col pontefice per tirargli le orecchie e bacchettarlo per le sue dichiarazioni piuttosto colorite sui gay.

Le parole dello studente

La Loyola University ha organizzato un incontro online tramite Zoom, intitolato “Costruire ponti attraverso l’Asia-Pacifico”, tra il pontefice e alcuni studenti universitari che hanno potuto rivolgere al Santo Padre delle domande.

E così Jack, che per l’occasione indossava una fascia arcobaleno, ha colto la palla al balzo per bacchettare il pontefice, invitandolo a non usare un linguaggio offensivo verso la comunità Lgbt, poiché provocano dolore.

Ha raccontato che lui stesso, per essere bisessuale e figlio di una madre single, è stato più volte bullizzato e insultato. Inoltre ha fatto un’altra richiesta piuttosto audace: ha chiesto al papa di consentire il divorzio, “l’unico paese in cui è ancora illegale”.

Ha aggiunto che prima della videoconferenza gli avevano chiesto di non indossare la fascia arcobaleno, poiché l’incontro online non era finalizzato a fare politica. Lui però ha ribadito che la conversazione tra il papa e gli studenti doveva essere improntata proprio alla politica, che è in tutto ciò che ci circonda.

Il dribbling di papa Francesco

Papa Francesco, che recentemente aveva invitato i preti a tenere omelie più brevi altrimenti la gente si sarebbe addormentata, è rimasto abbastanza spiazzato da questa domanda che di fatto ha dribblato, senza dare una risposta chiara.

Il pontefice ha preferito non ritornare sul tema della “frociaggine”, che si è limitato ad appuntare i temi che gli studenti hanno portato alla sua attenzione. Ha parlato genericamente di profonde discriminazioni radicate nella mente delle persone, senza però far riferimento al linguaggio offensivo rivolto verso la comunità gay.