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Palermo

Stupro di Palermo, la difesa del capo branco: “Ho solo filmato”

Pubblicato il 21 Settembre 2023

Ha cercato di sfilarsi, ha raccontato di essersi “limitato” a riprendere tutto col cellulare, ma “ai rapporti non ho partecipato”.

Angelo Flores, 22 anni, ha dato al gip la sua versione della notte in cui una 19enne palermitana, è stata stuprata in un cantiere abbandonato del Foro Italico di Palermo. Considerato il capo del branco, in carcere come gli altri sei ragazzi coinvolti, conosceva la vittima e con lei aveva avuto una breve relazione.

“Eravamo lì, alla Vucciria, che stavamo ballando tranquilli e si presenta lei con una sua amica… – spiega al magistrato nel corso dell’interrogatorio di garanzia – Già la conoscevo e praticamente lei si avvicina dicendo Che fa ci mettiamo a bere?. Beviamo un cocktail, due cicchetti, io ero con Barone, Di Trapani ed Elio Arnao. C’era Cristian Maronia e Samuele La Grassa”, riferisce il Corriere.

La vittima, che dopo gli abusi ha denunciato tutti, racconta, invece, che furono gli “amici” di Angelo a farla ubriacare. “Uno di loro disse al barista Falla bere che poi ci pensiamo noi“, ha detto ai carabinieri. Francesca fu poi portata in un luogo appartato e violentata, mentre Flores riprendeva tutto col cellulare.

“Quella sera è stata una cosa sbagliata, io non ho partecipato, gli altri partecipavano”, ha tentato di difendersi Flores. E, secondo il copione che vuole la vittima colpevole di aver provocato i suoi stupratori, ha aggiunto: “Lei ha cominciato a toccarsi (sic) un pochettino a tutti, che era ubriaca, e diciamo che è successo quello che è successo. È successo che abbiamo fatto. Cioè l’hanno fatto, l’hanno fatto i ragazzi. Io ero lì. Non stavo facendo assolutamente niente perché sinceramente ero sconvolto. Sette ragazzi sopra una ragazza”, ha sottolineato.

Parole che cozzano con quel che venne fuori dalle intercettazioni disposte dalla Procura di Palermo dopo la denuncia. Non sapendo di essere ascoltato, infatti, Angelo commentava: “Ieri sera, se ci penso un po’ mi viene lo schifo perché eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei video porno, eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, ma però che devo fare la carne è carne…”.

Al gip Flores ha raccontato anche gli attimi dopo gli abusi: “La ragazza si è sentita male e io ho provato ad aiutarla, ho preso il telefonino che le era caduto a terra”. Dice che voleva che chiamasse il suo ragazzo. “Gli ho detto non posso chiamare il tuo ragazzo perché se sente parlare me quello si incazza con me”. Quindi “si è seduta in una panchina, gli altri se ne sono voluti andare, io ho aspettato altri 5 minuti. Ho detto: Ora sei a posto sicuro? Me ne posso andare?. Lei Sì tranquillo. Me ne sono andato. Si è fermata la persona, le ha chiesto come stava… poi ci ha denunciati. Io l’ho lasciata sola dopo che tutti l’avevano lasciato sola”.

Un racconto che contrasta con la versione della 19enne, che ha raccontato come Flores si sarebbe rifiutato di chiamare un’ambulanza nonostante lei glielo avesse chiesto.

La vittima, il mese scorso, ha accettato di trasferirsi in una comunità, ma non ha mai smesso di scrivere sui social, ribadendo il diritto alle sue scelte e respingendo le critiche di chi sostiene che dietro lo stupro ci sarebbero stati suoi comportamenti provocatori. “Se sorrido sto bene, se piango faccio la vittima, se parlo ciò che dico va contro di me, se mi espongo fingo perché sono una p…”, è l’ultimo post dopo diverse dirette Instagram con centinaia di persone collegate. Il 3 ottobre comparirà davanti al gip per raccontare la notte della violenza, a porte chiuse, ma davanti ai sei indagati, se vorranno essere presenti.