Aveva suscitato non poche polemiche l’emendamento inserito nella Manovra che prevedeva un aumento dei compensi dei ministri non parlamentari, tant’è che il Governo sta seriamente pensando di fare dietrofront per non restare impantanato nelle sabbie mobili delle polemiche. Troppo importante l’ok alla Manovra e quindi il Governo è pronto a fare un passo indietro. Il primo ad esprimersi è stato Guido Crosetto, Ministro della Difesa, che pur dicendosi favorevole alla proposta ha annunciato di essere pronto a fare retromarcia. La norma non dovrebbe essere messa neanche ai voti, si valuta solo come comunicare la decisione.
La Manovra di bilancio approderà alla Camera mercoledì 18 dicembre, un passo importante per mantenere l’obiettivo di un via libera definitivo entro Natale. Tuttavia, il percorso resta accidentato: slittamenti, tensioni e divisioni tra maggioranza e opposizioni segnano i lavori in commissione Bilancio. La scelta della conferenza dei capigruppo di procedere a maggioranza ha evidenziato una spaccatura che rischia di compromettere il cronoprogramma.
Dopo un fine settimana turbolento, la maggioranza punta a ottenere il mandato al relatore entro la mattinata di mercoledì, prima delle comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo. Ma le opposizioni minacciano ostruzionismo, allungando i tempi di una maratona notturna già complessa.
A rendere ancora più teso il clima, il nodo dell’emendamento sugli stipendi dei ministri non parlamentari, equiparati a quelli parlamentari. Un tema che ha sollevato polemiche e che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha suggerito di ritirare per favorire un clima più disteso e scongiurare ulteriori ostacoli. Il passo indietro potrebbe essere la chiave per sbloccare i lavori, ma il rischio di nuovi attriti resta elevato.
La ripresa dei lavori in commissione Bilancio alla Camera, dopo il weekend segnato dallo stallo, continua a risentire delle tensioni accumulate. Al centro del dibattito, le criticità emerse nei testi dei relatori e il confronto acceso con la presidenza della Camera. Il Partito Democratico alza la voce, chiedendo che sia il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a riferire direttamente in commissione.
A cercare di riportare calma è il sottosegretario Federico Freni, che ribadisce la solidità della legge di bilancio: “La perfetta tenuta dell’intero impianto della manovra è garantita”, afferma con sicurezza. E con un sorriso smorza i toni con una battuta ai cronisti: “L’unico modo per fermare la manovra è rubarmi il tè”.
Nonostante l’ironia, il clima resta teso, con le opposizioni determinate a mettere in discussione l’iter della manovra e la maggioranza impegnata in una corsa contro il tempo per portare il testo in Aula entro mercoledì.
Intanto nella notte la Commissione Bilancio ha dato il via libera a una serie di emendamenti, segnando progressi su temi centrali come sanità, lavoro e diritti sociali. Tra le novità più rilevanti spicca l’istituzione di un fondo per il sostegno psicologico nelle scuole, con una dotazione di 10 milioni per il 2025 e 18,5 milioni annui a partire dal 2026. Via libera anche a un aumento della detassazione sulle mance per il personale di bar e ristoranti, che passa dal 25% al 30%, e a un fondo destinato a incentivare screening oncologici e cardiovascolari, oltre alla dotazione di defibrillatori nei luoghi di lavoro. Un altro passo importante è l’approvazione del fondo per sbloccare le retribuzioni dei tirocini per specializzandi di area sanitaria, includendo veterinari, psicologi, biologi, farmacisti e altre categorie.
Non tutto, però, ha trovato consenso: il governo ha chiesto il ritiro dell’emendamento che prevedeva un incremento dell’1,8% delle tariffe autostradali per il 2025, legato all’inflazione programmata. Bocciata anche la proposta unitaria delle opposizioni per aumentare il finanziamento al Sistema sanitario nazionale di 5,5 miliardi annui per il prossimo triennio. In aula sono intervenuti i leader Dem Elly Schlein e M5s Giuseppe Conte, ribadendo la necessità di un cambio di rotta sulla sanità e attaccando la norma che equipara gli stipendi dei ministri non parlamentari a quelli parlamentari.
Tra gli emendamenti approvati spicca il rifinanziamento del “reddito di libertà”, un milione di euro annui dal 2025, per sostenere l’indipendenza economica delle donne vittime di violenza. “Un piccolo passo in avanti”, ha commentato Maria Elena Boschi, prima firmataria dell’emendamento. Approvati anche fondi per il registro tumori, risorse per i policlinici universitari e nuovi stanziamenti per il MEF, destinati a misure per enti locali e micro-interventi da ripartire.
Nonostante i progressi, i grandi temi restano sullo sfondo. Si attende ancora la riformulazione di norme delicate, tra cui quella sui revisori del MEF nelle società che ricevono contributi pubblici. Intanto le opposizioni denunciano “blitz di lobby”, come quello venatorio, che alimentano ulteriormente un clima già teso. La corsa contro il tempo per chiudere la legge di bilancio entro Natale si fa sempre più serrata.
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