Giuseppe Conte è intervenuto al Forum internazionale Gran Sasso: traspare dalle sue parole la sua posizione al Governo, posto che ha dovuto interagire con la scienza e con la tecnica al fine di tenere sotto controllo la situazione, prendere decisioni efficaci e salvaguardare i diritti dell’uomo e del cittadino. Si trattava di agire in fretta, tenere al primo posto il diritto alla vita e scegliere efficacemente. Le decisioni erano quantificabili in vite umane. In questo discorso, il Coronavirus che si diffonde è un testimone silente e il sapere fornisce gli strumenti per sconfiggerlo. Queste le parole del premier. “Stiamo vivendo una stagione di cambiamenti epocali, caratterizzati da grandi incertezze, da notevole complessità: abbiamo un’oggettiva difficoltà a decifrare il momento che stiamo vivendo, per poterlo interpretare al meglio. Tuttavia nessuno, né l’esperto o il tecnico, né il decisore politico, ma nemmeno i privati cittadini possono sottrarsi al dovere di interrogarsi, riflettere su questi processi, tanto più considerando che queste dinamiche che stiamo vivendo producono, nella vita quotidiana di ciascuno di noi, rischi e insidie, ma anche tante opportunità: se queste ultime si sanno cogliere, individuare. Il sapere specialistico e la ricerca possono quindi contribuire in modo decisivo alla corretta interpretazione di questi mutamenti, e in questa prospettiva svolgono un ruolo decisivo nello spazio pubblico, nella discussione pubblica. Certamente la relazione tra politica e tecnica, ove si individui quest’ultima come sapere che organizza mezzi finalizzati a uno scopo“.
Il ruolo del sapere non si può sottovalutare. “L’epoca che stiamo vivendo ci ha dimostrato che anche di fronte a eventi traumatici e sfidanti, rispetto ai quali occorre offrire risposte efficaci in tempi assolutamente strettissimi, emerge in tutta la sua rilevanza il ruolo della scienza e della ricerca. A tutti è noto quanto si sia rivelato decisivo il ruolo del sapere nell’affrontare l’emergenza sanitaria: lo abbiamo dichiarato pubblicamente, in modo trasparente, affinché tutta la comunità internazionale potesse seguire le decisioni, percepite come calate dall’alto, e così incidenti nella vita quotidiana, ma non soltanto. Abbiamo inteso comunicare anche il metodo con il quale procedevamo a decidere. Chi è stato chiamato ad assumere decisioni anche gravi per l’intera collettività non poteva e non può non cogliere questo aspetto, non può non rendersi conto del valore delle conoscenze più aggiornate in ambito tecnico e scientifico.
Richiamo in argomento un filosofo scomparso da poco: Emanuele Severino, uno dei maggiori pensatori che l’Italia ha espresso in ambito filosofico, non solo a livello nazionale ma internazionale. Questa relazione tra politica e tecnica è di certo un rapporto che ha destato preoccupazioni e accesi dibattiti. Tuttavia, io ne sono convinto, resta un rapporto essenziale al fine di perseguire il bene comune. A noi spetta individuare la direzione e prefigurare modalità virtuose di relazione tra questi due ambiti, affinché non si perda mai di vista l’esigenza di tutelare i beni primari della persona, che deve essere sempre posta al centro di ogni autentica prospettiva di sviluppo e di progresso sociale. Non possiamo rinunciare anche a operare scelte di natura assiologica, dobbiamo governare, indirizzare questo rapporto scegliendo alcuni valori che ci proponiamo e ripromettiamo di tutelare, sempre e comunque.
Se non recuperiamo tutti gli elementi di coesione, tutti i legami che ci connettono gli uni agli altri, non andiamo da nessuna parte“.
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