Terremoto L’Aquila, ora il Comune rivuole indietro i soldi dati agli sfollati

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14 anni fa, precisamente il 6 aprile del 2009, ci fu il devastante terremoto che colpì duramente L’Aquila causando oltre 300 vittime, migliaia di feriti e tantissimi danni alle abitazioni.

L’incubo per molti aquilani sopravvissuti al terribile sisma però continua e infatti ora dovranno restituire i soldi che all’epoca ricevettero nell’ambito del contributo di autonoma sistemazione.

Le misure adottate dopo il terremoto per soccorrere gli sfollati

Dopo il devastante terremoto fu approvata una misura che prevedeva un contributo per quelle famiglie che non potevano rientrare nelle loro case, poiché inagibili, e che avevano rifiutato la sistemazione in albergo.

La somma prevista arrivava ad un massimo di 400 euro mensili e la misura aveva due obiettivi: dare supporto alle famiglie che avevano perso la loro casa e alleggerire le casse dello Stato in cerca di alloggi temporanei per gli sfollati.

Tuttavia quell’ordinanza prevedeva alcune condizioni che, secondo il Comune de L’Aquila, non sarebbero state rispettate dalle famiglie beneficiarie.

Le multe

Era previsto che i lavori effettuati sulle case che avevano subito danni lievi dovevano concludersi entro 6 o 7 mesi dalla data di comunicazione del contributo e gli sfollati, le cui case erano tornate agibili, dovevano avvisare il Comune.

Cosa che, a detto dello stesso Comune aquilano, non sarebbe stata fatta. Inoltre è stato ravvisato che alcune famiglie hanno prima richiesto il contributo, ma hanno poi fatto domanda anche per un alloggio pubblico.

Come riportata Il Messaggero, il Comune aquilano avrebbe individuato almeno 400 famiglie che presentavano una situazione irregolare e anomala e da qui la richiesta di risarcimenti dei soldi entro 2 mesi.

Pronta una pioggia di ricorsi

La questione sicuramente non si concluderà qui, le famiglie coinvolte infatti sono pronte a dare battaglia legale e sono già partiti i primi ricorsi. Intanto Manuela Tursini, assessore alle Politiche Sociali, ha spiegato che “non è una questione politica, ma meramente amministrativa. È un recupero di somme dovute al Comune nel momento in cui cessavano i requisiti per usufruire del contributo di autonoma sistemazione. Come Comune si stanno vagliando tutte le modalità per cercare di venire incontro ai cittadini ed agevolare la riscossione”.

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Redazione Nazionale

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