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Testosterone che angoscia: arrivano a tavola le soluzioni per le prestazioni sessuali dell’uomo

Pubblicato il 17 Luglio 2024

Testosterone, amico e angosci dell’uomo. Perché stress quotidiano, inquinamento, comportamenti sbagliati a tavolo e chi più ne ha, più ne metta, compromettono la virilità del maschio contemporaneo…

Ma già a tavolo si possono trovare le soluzioni per mantenere le prestazioni sessuali e migliorare la funzionalità, oltre che la salute sessuale.

Ma non basta.

Sono vari i cibi che potrebbero anche contrastare l’infertilità, vera angoscia dei nostri giorni, visto che colpisce, in tutto il mondo, il 20% delle coppie.

Noce moscata, chiodi di garofano, zenzero, melograno e molto altro ancora.

Secondo uno studio italiano guidato dall’Istituto di Farmacologia Traslazionale del Cnr, presentato al recente congresso nazionale della Società Italiana di Andrologia (SIA), e pubblicato lo scorso novembre su Current Research in Food Science quantifica, per la prima volta l’effetto di una dieta sana come quella mediterranea bio nel migliorare i livelli di testosterone e combattere l’infertilità.

“Le cause dell’infertilità maschile possono essere diverse – spiega Alessandro Palmieri, Presidente SIA e Professore di Urologia all’Università Federico II di Napoli – Lo stile di vita, i fattori ambientali, lo stress e le condizioni socio-economiche sono fattori significativi”.

“Una dieta scorretta può accentuare gli effetti deleteri e pro-ossidanti dello stress e dell’inquinamento e causare la frammentazione del Dna negli spermatozoi, uno dei fattori alla base dell’infertilità maschile”.

“La dieta mediterranea sia universalmente riconosciuta come benefica per il mantenimento della salute generale e per ridurre l’incidenza delle principali malattie croniche” prosegue Fabrizio Palumbo, Dirigente Medico presso l’UOC Urologia Ospedale Di Venere di Bari, e sono stati seguiti 50 uomini di età compresa tra i 35 e i 45 anni, normopeso, non fumatori e che non facevano consumo abituale di alcolici, senza malattie croniche o varicocele.

“È stato osservato che i soggetti, a 3 mesi dall’inizio della dieta, hanno registrato un aumento del 116% dei livelli di testosterone. Contemporaneamente, con una riduzione dei carboidrati e un aumento di antiossidanti attraverso il consumo giornaliero di frutti rossi e un minimo di 3 porzioni di verdure fresche al giorno, ha riportato una riduzione nella percentuale di spermatozoi con Dna frammentato che è scesa al 23,2% rispetto al 44,2% iniziale”, spiega Veronica Corsetti, biologa nutrizionista, ricercatore del Cnr, Presidente dell’Associazione “Fertilelife” e prima autrice dello studio.