Quando scorrono le immagini, ci si addentra nella storia, si osserva quel che accade, si stenta a crederci. Possibile che sia accaduto davvero? Possibile che un uomo abbia vissuto a lungo, stabilmente, fino a morirci, come se fosse una comunissima abitazione, in un aeroporto intercontinentale?
Sì, possibile, possibilissimo. Quel che racconta The Terminal, il film con protagonista uno straordinario Tom Hanks, è accaduto davvero. Steven Spielberg si è ispirato alla vicenda che risale al 26 agosto del 1988. Quando all’interno dell’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi si scopre l’esistenza di un inquilino, Mehran Karimi Nasser.
Il film che ha conquistato il botteghino nel 2004 e che ha fra i protagonisti anche Catherine Zeta-Jones e Stanley Tucci, segue l’assurda quotidianità di Viktor Navorski, il nome dato al personaggio principale affidato a Hanks.
L’opera di Spielberg ha, però, molte differenze rispetto a ciò che accadde realmente 35 anni fa: il nome di Karimi non viene citato in nessun materiale pubblicitario relativo al film, ma la sua storia è stata comunque usata dal regista come base per realizzare la commovente e divertente pellicola.
Navorski ha problemi per il rilascio di un visto che lo intrappolerà in un limbo, che lo trasformerà in un apolide all’interno di un terminale trasformato in casa, ritagliandosi spazi vitali tollerati dai funzionari e dagli impiegati che lo adotteranno come se fosse uno di famiglia.
Navorski riecheggia Nasseri, un rifugiato politico iraniano che, nonostante l’aver ottenuto documenti in regola, viene respinto dalla Gran Bretagna, rifiutandogli l’asilo.
Così si ritrovò senza documenti perché li aveva inviati all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati a Bruxelles.
Dopo un tentativo d’ingresso fallito in Francia, nel 1985, fece perdere le sue tracce. Il 26 agosto del 1988 venne infine ritrovato al terminal 1 dell’aeroporto Charles de Gaulle, mentre tentava ancora d’imbarcarsi per l’Inghilterra. Da quel momento rimase nello scalo per anni in una situazione di “limbo giuridico”, derivante da un circolo vizioso delle procedure d’ingresso degli Stati coinvolti.
Negli anni vissuti in aeroporto, Mehran Karimi Nasseri aveva tutto quello di cui poteva necessitare: cibo, alloggio e la stireria e la tintoria dell’aeroporto che lo trattavano con un occhio di riguardo.
Grazie ai diritti della sua storia Mehran Karimi Nasseri ha guadagnato dei soldi e per un periodo, subito dopo l’uscita del film di Spielberg, è stato intervistato dai giornali di tutto il mondo.
Grazie a quella notorietà, oltre a guadagnare, provò a condurre una vita all’esterno dell’aeroporto, ma fu colpito da vari problemi di salute. Nel 2022 è morto dentro l’aeroporto dove era tornato a vivere alcune settimane prima che lo stroncasse un infarto a 77 anni.
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