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Torino, figlio disabile costretto a mangiare rifiuti: condannata la madre

Pubblicato il 28 Giugno 2024

“Era ridotto così pelle e ossa che io ho visto immagini del genere solo nei campi di concentramento”, è uno dei passaggi della drammatica requisitoria del procuratore di Torino, Cesare Parodi, nel processo alla madre che aveva abbandonato il figlio disabile.

E’ stata condannata a 5 anni e 4 mesi, col rito abbreviato, insieme con il suo compagno. Sospesa la potestà genitoriale per la madre e disposta una provvisionale di 25 mila euro per il ragazzo.

Condannati per maltrattamenti e lesioni, per avere ridotto in fin di vita il 20enne che era arrivato a pesare soltanto 30 chili.

Una vicenda agghiacciante, emersa il 7 agosto del 2021, quando la vittima è stata ricoverata in ospedale.

“Sarebbe stata questione di ore, non di giorni, e questo ragazzino sarebbe morto”, ha sottolineato Parodi.

Il giovane, si è scoperto. è stato costretto a vivere in condizioni igieniche pessime, sottoposto a violenze di vario genere, costretto al letto legato con cinghie, privato del cibo, tanto da rovistare fra i rifiuti per cercare di alimentarsi, di sopravvivere.

Perché ha voluto afferrare la vita con tutte le sue forze, nonostante i soprusi, nonostante gli aguzzini, nonostante una madre senza amore, demone.

Una situazione che ha sorpreso lo stesso procuratore, esperto di tutela delle fasce deboli.

Aveva abbandonato il figlio disabile, che per mangiare era stato costretto a mangiare tra i rifiuti dei vicini.

Il giovane, affetto da un ritardo mentale, era pieno di lividi sul corpo, con i vermi che uscivano dalle orecchie: in ospedale era arrivato così magro e così incosciente che i medici non sapevano se sarebbero riusciti a salvarlo.

Due mesi di ricovero e poi è stato ospitato in una comunità alloggio.

La donna, che ha altre due figlie, si era difesa sostenendo di uscire di casa per andare a lavorare e che era il compagno che doveva occuparsi del ragazzo.