Pubblicato il 6 Novembre 2021
Arriva finalmente una svolta nel caso di Massimo Melis, l’operatore della Croce Verde ucciso cinque giorni fa nella sua auto in via Gottardo, a Torino. Il presunto assassino è stato arrestato ieri sera, 5 novembre dagli agenti della squadra mobile di Torino.
Interrogato negli uffici del pm Chiara Canepa già in tarda serata, intorno alle 23, l’uomo avrebbe dato la sua versione, molto confusa, poi avrebbe chiesto di vedere il proprio avvocato. E dopo un’ora avrebbe confessato, anche se le sue risposte non hanno convito del tutto gli inquirenti: troppe le lacune. Quale sarebbe il movente dell’omicidio? Dove ha trovato la pistola? Interrogativi a cui il fermato non avrebbe saputo rispondere.
Le indagini sul delitto Melis e l’arresto
Al fermo, gli investigatori sono arrivati concentrandosi sul passato di Melis. Lui, da tutti ricordato come uomo buono e sempre disponibile, aveva un solo neo nella sua vita recente.
Alcuni anni fa aveva deciso di acquistare un piccolo appartamento e aveva aperto un mutuo. Ma poi, per riuscire pagarlo aveva dovuto affittarlo ad una famiglia, che però non gli pagava l’affitto. Quel piccolo investimento si era quindi trasformato in un grave peso, impossibile da portare, tanto che la banca si era ripresa l’appartamento, mettendolo all’asta.
Massimo, che ricco certamente non era mai stato, era sorto un problema di soldi. Lo stipendio della Croce Verde non era più sufficiente, così era stato costretto ad arrotondare facendo altri lavoretti in giro. E ad aiutarlo economicamente c’era anche la sua famiglia, in particolare la mamma Rosaria, vedova, con cui lui viveva insieme alla sorella Monica, fisioterapista.
E poi c’è l’amica (o fidanzata) Patrizia, la donna considerata sin dalle prime ore come la chiave di questo omicidio, che ha tutto l’aspetto di un delitto passionale. Ma lei aveva sempre negato un coinvolgimento sentimentale con Massimo, ribadendolo anche in un’intervista a La Stampa un paio di giorni fa. Affermazioni che però non trovano concordi gli amici della vittima, che raccontano invece di un rapporto altalenante tra i due nato qualche anno fa dopo la rottura del fidanzamento con Barbara, infermiera conosciuta con il lavoro di autista delle ambulanze.
E proprio all’interno di questa complicata vita personale che sarebbe da ricercare il movente dell’omicidio. Un delitto che sa di esecuzione (un proiettile di grosso calibro sparato nella tempia da breve distanza), lasciando presumere che chi ha premuto il grilletto avesse un forte rancore per la vittima.
Le prossime ore saranno fondamentali per chiarire gli ultimi dettagli e avere la conferma della colpevolezza del fermato.
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