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Torremaggiore

Torremaggiore, la confessione dell’assassino: “Mia moglie mi tradiva col vicino”

Pubblicato il 8 Maggio 2023

“Mia moglie ha ammesso che aveva una relazione con Massimo. Mi aveva chiesto scusa per questa relazione, ma io volevo separarmi”.

Lo ha detto al pm il panettiere albanese, Taulant Malaj, 45 anni,  responsabile del duplice omicidio commesso nella notte tra sabato e domenica scorsa a Torremaggiore, dove ha ucciso la figlia di 16 anni, Gessica, che tentava di proteggere la madre e moglie dell’assassino, Tefta di 39 anni – rimasta ferita – e un commerciante italiano di 51 anni Massimo De Santis, il presunto nuovo compagno della donna. 

L’altro figlio, il più piccolo di 5 anni, si era nascosto dietro il divano riuscendo così a mettersi in salvo.

L’albanese, fermato con le accuse di duplice omicidio e tentato omicidio, ha anche filmato le vittime con il suo telefono cellulare.

In caserma dinanzi ai carabinieri ha confessato gli omicidi della figlia e del commerciante.

Prima però ha chiesto della figlia come se non ricordasse nulla: “Dov’è Gessica?”, ha detto. 

Stando al racconto dell’uomo nei giorni scorsi c’era stata una discussione in famiglia, sempre per il presunto tradimento della donna, al termine della quale Malaj aveva detto di volersi separare.

La moglie, però, lo avrebbe convinto a restare a casa.

Pare che Malaj – stando sempre al suo racconto – avesse scoperto più volte nel corso del tempo la moglie al terzo piano dell’edificio, dove abitava il presunto amante. 

Domenica, però, sarebbe successo dell’altro, stando sempre al racconto del 45enne.

Mentre marito e moglie erano a letto, la donna avrebbe cominciato a chattare con qualcuno.

L’uomo, insospettitosi, avrebbe visto il telefono della donna scoprendo che stava chattando con il vicino di casa, Massimo. Dopo un po’ è uscito di casa ed ha aspettato che Massimo rincasasse dal bar.

Appena l’uomo è entrato nel portone lo ha accoltellato a morte.

Malaj ha detto al pm – riferiscono gli avvocati – di aver “ucciso prima Massimo”, poi di essere salito in casa dove ha cominciato ad accoltellare la moglie e, poi, la figlia, che cercava di fare da scudo alla mamma.

“In quel momento, accecato dall’ira – riferiscono i difensori dell’uomo – non si è reso conto che aveva di fronte la figlia ed ha iniziato a colpirla”. I due avvocati parlano di “un forte legame tra il reo confesso e i suoi stessi figli”, la 16enne e un bimbo di 5 anni. 

“Non c’era niente di niente, mio fratello non aveva neanche modo di incontrarsi con la signora, neppure al bar dove lei veniva con le amiche a fare colazione dopo aver portato i figli a scuola: a quell’ora Massimo dormiva ancora perché lui, che nel bar faceva di tutto, dal pasticcere al banconista, chiudeva il locale la sera tardi”,  dice Gianluca De Santis, fratello del 51enne assassinato escludendo qualsiasi tipo di relazione tra suo fratello e la 39enne Tefta.

“Massimo viveva in quel condominio da 43 anni con nostra madre ormai 80enne e vedova. I rapporti con quella famiglia – sottolinea – erano ottimi, normali rapporti tra condomini, si salutavano e si rispettavano”. Anche con Taulant: “Ti vedeva e ti salutava, mai un litigio, nulla – ricorda Gianluca –  mio fratello  era una persona riservata e disponibile, e anche se non conosceva qualcuno era pronto ad aiutarlo. Lavorava sempre: la mattina faceva il pasticcere, la sera chiudeva il bar all’una o alle due di notte, e in estate ancora più tardi. Non aveva tempo di fare queste cose qui. La sera dell’omicidio – ricorda – ha chiuso il bar all’1.27, ha accompagnato le ragazze, e poi ha trovato nell’androne di casa quella persona che ha fatto tutto quello che ha fatto. Mio fratello non aveva motivo di aspettarsi una cosa del genere, lo si capisce da dove è stato trovato il suo corpo: per prendere l’ascensore doveva andare a destra ma il cadavere era accasciato a sinistra, ai piedi della scalinata. È stato massacrato con 21 coltellate, una alla gola e altre venti all’addome. Non aveva segni sulle braccia quindi non pensava di doversi difendere. Ora – conclude – mia madre è distrutta e pensa sempre, oltre che a suo figlio, a quella povera ragazza, a Gessica”.

De Santis, stando a quanto ricostruito dai carabinieri, è stato ucciso con una ventina di colpi inferti dall’albanese con un coltello a serramanico. È stato colpito al torace, all’addome e al capo: per lui non c’è stato scampo. Gessica è morta durante la corsa verso l’ospedale mentre la mamma è ricoverata a Foggia.

Le sue condizioni non sono gravi. È stata la donna a lanciare l’allarme telefonando al 118 che a sua volta ha chiamato il 112. Una volta sul posto i carabinieri hanno bloccato l’albanese ancora sporco di sangue. Nell’androne del palazzo c’era il corpo senza vita del commerciante mentre all’interno di un’abitazione la donna che aveva chiamato il 118, con ferite da arma da taglio, accanto al corpo della figlia, in stato di incoscienza. L’albanese ha girato un filmato con il suo telefonino negli istanti immediatamente successivi all’assassinio, filmando prima il corpo esanime dell’uomo per poi filmare la figlia in fin di vita e la moglie in stato di semi incoscienza. Il filmato è stato inviato dall’uomo ad un connazionale residente nel nord Italia che ha immediatamente allertato i carabinieri locali e con estrema probabilità ha inviato le immagini anche ad altre persone in corso di identificazione i quali a loro volta hanno divulgato il filmato attraverso il web.