Il 27 luglio del 2013 è una data tristissima per Marina Fontana, donna palermitana che perse il marito Roberto Cona in un terribile incidente d’auto. A distanza di 10 anni Marina, aprendo la sua posta elettronica, ha trovato un’email che l’ha fatta sobbalzare: era Luigi Caprara, l’uomo che è riuscito a sopravvivere proprio grazie ad un trapianto di fegato donato dal marito.
Marina ha deciso di condividere su Facebook la bellissima lettera che le ha scritto Luigi: “Ciao Marina non mi conosci, mi presento io sono Luigi e 10 anni fa tuo marito mi salvò la vita. Domani 28 luglio sono 10 anni che sono stato trapiantato di fegato all’ospedale Cisanello di Pisa. Tuo marito sarà sempre il mio angelo! Io in tutti questi anni ho sempre fatto fare una messa per Roberto, ma ho avuto il coraggio di scriverti solo adesso. GRAZIE INFINITE! La faccio breve”.
Luigi ha poi spiegato che dal 2013 si è messo alla ricerca dell’uomo che gli ha donato il fegato e che gli ha salvato la vita: “Dal mese di dicembre 2013 mi sono messo sul computer per rintracciare quelli che avevano donato gli organi poiché facevo la fotoferesi a Cinisello, ho saputo che il mio organo veniva da Careggi“.
Ha raccontato poi di quei drammatici momenti in cui, ad un passo dalla morte, è ritornato in vita grazie al fegato donato da Roberto: “Io sono stato chiamato dall’ospedale alle ore 20.30 dicendomi che dovevo stare in ospedale entro le ore 23.30 per la preparazione.
La mattina presto sono entrato in sala operatoria per poi risvegliarmi a piene facoltà mentali dopo il 20 agosto 2013. Perché ero talmente debilitato prima del trapianto che ero giunto quasi alla fine”.
Luigi ha poi spiegato di aver scoperto quasi per caso l’identità di Roberto: “Ho letto la vostra storia su internet e ho capito. Quel giorno era una Domenica, e al Careggi quel giorno solo una persona aveva donato gli organi è solo un fegato è stato trapiantato, quello donato a me.
Ancora non reggo alle lacrime ogni volta che ci penso. Mia figlia mi ha aiutato a scriverti perché non riuscivo a scrivere per l’emozione che ho provato. Grazie alla sua generosità sono tornato in vita.
Grazie a te e tutta la famiglia di Roberto con un grande grande grande abbraccio.
Luigi Caprara
Grazie lassù.
Marina”.
Anche la figlia di Luigi ha voluto dedicare belle parole a Marina e a Roberto: “Suo marito sarà sempre l’angelo della nostra famiglia. Grazie al suo gesto io e i miei 2 fratelli abbiamo ancora un padre! Pochi giorni prima del trapianto di papà ormai eravamo certi che se non fosse avvenuto un miracolo papà sarebbe morto, oltre alle condizioni fisiche ormai gravissime, la sua condizione aveva anche intaccato il cervello e già da un po’ non ci riconosceva più…grazie a suo marito, grazie a lei che lo ha permesso, abbiamo ancora un papà”.
Dopo aver letto quella lettera una tempesta di emozioni si è scatenata dentro Marina, che ha raccontato all’Adnkronos: “Ho sofferto tanto, oggi sono serena, ma ho dovuto fare un percorso di elaborazione del dolore e di guarigione dai postumi dell’incidente non facile, una roccia non si diventa mai, ma con l’amore di chi ti ama davvero, la mia meravigliosa famiglia, e con la Fede, ci puoi provare e anche riuscire, piano piano. Oggi spero che anche per gli altri trapiantati sia stato così, e che anche loro stiano bene, e siano felici”.
Il marito ha donato i suoi organi e ha salvato la vita di 6 persone, ma lei ha ancora stampato nella mente quel maledetto 27 luglio di 10 anni fa: “Eravamo in coda in autostrada, con mio marito viaggiavamo da Milano in Sicilia, fermi per una coda di macchine causata da lavori in corso, al chilometro 260, in Toscana vicino Firenze, tra Rioveggio e Barberino.
Un tir con un autista di nazionalità turca, ci è venuto addosso con violenza, colpendo la nostra Lancia Thesis con la potenza distruttiva di una bomba. E 12 ore dopo, all’ospedale Careggi di Firenze, dove siamo stati trasportati gravissimi sia io che Roberto, alle 13.15 del 27 luglio 2013, mio marito Roberto è morto, la chiamano morte cerebrale, abbiamo donato i suoi organi”.
La coppia era sposata da poco più di un anno e desiderava ardentemente un figlio, un figlio che purtroppo non è mai nato. “L’autista del tir – ha continuato Marina – ha cambiato per sempre il mio destino e quello della mia famiglia, senza mai pagare o chiedere scusa per quello che ha fatto”. Da quel giorno però Marina ha una nuova missione, aiutare le vittime della strada e sensibilizzare le persone sull’importanza di guidare in modo sicuro e coscienzioso.
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