Pubblicato il 23 Dicembre 2024
Francesco Favaretto è morto. Negli undici giorni di agonia nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Treviso è stato fatto il possibile per salvarlo, vanamente. Il 22enne si è spento a causa delle gravissime ferite provocate dal pestaggio subito la sera di giovedì 12 dicembre.
In pieno centro storico cittadino, era stato aggredito da un branco composto da dieci giovanissimi, sei dei quali minorenni.
Tre di loro, fra cui un 16enne, sono ora in carcere con un’accusa passata adesso più pesante: omicidio volontario in concorso, con la possibilità che possa essere contestata anche la premeditazione.
Alla base dell’agguato mortale, compiuto sia a mani nude sia con l’uso di un coltello e di una bottiglia infranta con cui è stata probabilmente provocata la ferita più profonda, c’è un contenzioso connesso agli stupefacenti.
Di questo sono ormai certi gli investigatori della squadra mobile che hanno condotto le indagini con il coordinamento della Procura della Repubblica di Treviso e, relativamente ai minorenni, la magistratura dedicata di Venezia.
Molti fra gli indagati avrebbero ammesso di aver assunto poco prima sostanze con effetti psicotropi, soprattutto ketamina, e di riconoscere nella vittima uno dei loro fornitori.
La sera dell’aggressione, tuttavia, pare fosse in gioco un robusto quantitativo di hashish che, per ragioni da chiarire, Favaretto non avrebbe voluto consegnare, scrive l’Ansa.
Rincorso lungo il dedalo di strette vie della città, il 22enne era stato alla fine bloccato in una piazzetta tra le automobili in sosta, picchiato a più riprese, accoltellato e ferito in profondità con cocci di bottiglia che avrebbero reciso importanti vasi sanguigni.
La vittima era poi stata privata di quel aveva con sé, compreso un cellulare ritrovato pochi giorni fa dai so
Oggi il questore, Alessandra Simone, incontrando i giornalisti per i saluti di fine anno, ha parlato di una “deriva” di certe fasce di popolazione giovanile, invitando le varie componenti sociali ad affrontare il tema “in rete perché i giovani vanno recuperati. Il problema dei giovani, sia delle ragazze che dei ragazzi ci deve preoccupare a 360 gradi”.