Pubblicato il 18 Luglio 2020
Troppe bufale e troppi sciacalli, nei social, sul nubifragio a Palermo: interviene l’assessore comunale Giusto Catania, che così si pronuncia su Faceboook: “2 morti, 4 morti, 16 morti, centinaia di sciacalli, migliaia di bufale, milioni di ingegneri idraulici ed esperti di meteo. Nessuno che abbia chiesto scusa alla città per le bufale sparate. Leggo, dopo tre giorni, i commenti sui social e ho brividi per la violenza spropositata, per la canea rabbiosa, per l’odio viscerale, per le menzogne costruite sulla vita delle persone. È legittimo avere opinioni diverse ma esprimerle in questo modo è immorale, soprattutto quando si parla di una tragedia che ha sconvolto tutta la città. È immorale usare una calamità così disarmante (che meriterebbe una seria riflessione sui cambiamenti climatici e sulla selvaggia speculazione edilizia) per contrastare, faziosamente, le scelte politiche dell’amministrazione comunale: ZTL, pedonalizzazioni, raccolta dei rifiuti, tram, stadio, piste ciclabili, cimiteri, servizi sociali… e tanto altro che poco ha a che vedere con l’alluvione della città”.
Continua l’assessore: “Sappiamo che ci sono cose che potrebbero e dovrebbero funzionare meglio; conosciamo i limiti della nostra azione; ci rendiamo conto delle difficoltà per migliorare i servizi ed è giusto che esprimiate liberamente il vostro dissenso su tutto. Ma è immorale fare propaganda usando strumentalmente la vita delle persone, il dramma umano di chi è rimasto prigioniero del pantano, l’emozione di una città che tremava di paura. Mentre si lavorava per evitare il peggio voi stavate a sentenziare, a sputare veleno, a pigiare le dita con violenza sulla tastiera. E anche se odiate il sindaco e tutti gli assessori almeno imparate lo stile: è l’unico (Orlando, N.d.R.) che ha chiesto scusa alla città, pur ritenendo di non avere responsabilità specifiche sul tragico evento. Sarà la magistratura, probabilmente, a stabilire le responsabilità. E voi invece, che avete scritto bugie e contumelie, non avete avuto la faccia (seppure nascosta dietro falsi account) per chiedere scusa. Anzi, continuate ad usare i social come un pulpito per costruire, con implacabile furbizia, la vostra visibilità, falsamente immemori delle bugie che avete scritto. Sarà la magistratura, probabilmente, a stabilire anche le vostre responsabilità. Perché la diffamazione è un reato. Mi prendo qualche giorno di pausa. Forse abbandono i social. Troppa violenza. Troppa immorale violenza”, conclude Giusto Catania.