Pubblicato il 21 Settembre 2024
Ormai più che di escalation si può parlare di guerra aperta: dopo l’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, in un raid di ieri alla periferia di Beirut sono state uccise 12 persone del gruppo di Hezbollah. Tra questi Ibrahim Aqil, leader di Hezbollah, e Ahmed Wahabi, responsabile dell’unità d’elite al-Radwan che aveva preso il posto di Wissam Tawil, a sua volta ucciso in un raid a gennaio.
La rabbia di Hamas: “Israele pagherà”
Un duro colpo per l’organizzazione paramilitare libanese, fedele alleata di Hamas nella guerra combattuta contro Israele. Hamas ha detto che l’uccisione di Aqil è stata un crimine e una follia e, come riportato da Al Jazeera, ha promesso che Israele pagherà questo atto sconsiderato a prezzo altissimo: “Il sangue del martire, il leader Ibrahim Aqil, alimenterà le fiamme che inghiottiranno questa entità artificiale”.
La replica degli Stati Uniti: “Non approviamo le strategie di Israele”
Andrea Tenenti, portavoce della Forza delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) ha annunciato la profonda preoccupazione per un allargamento del conflitto e ha comunicato ad Al Jazeera che stanno facendo di tutto per cercare di allentare le tensioni.
Sulla stessa lunghezza d’onda gli Stati Uniti, che si sono detti profondamente preoccupati per l’escalation del conflitto che ha sconfinato ormai nel Libano. McGurk, nel corso della conferenza del Consiglio israelo-americano a Washington, ha detto che non sarà versata una lacrima per la morte di Aqil, responsabile dell’attentato all’ambasciata a Beirut 40 anni fa.
Tuttavia ha evidenziato il disaccordo degli Stati Uniti con le strategie di Israele, che sta allargando il conflitto in Libano. McGurk si è comunque detto convinto che attraverso la diplomazia, la deterrenza e altri mezzi riusciranno a trovare una soluzione.