Ucraina, l’imbarazzante gaffe de La Stampa: “La falsificazione è oggettiva”

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“Al centro della prima pagina c’è scritto Carneficina, è l’unico fatto inoppugnabile. La foto che si allarga su tutte le sei colonne della Stampa di ieri è davvero un cazzotto. In primo piano c’è un cadavere steso, ai suoi piedi un uomo anziano si copre il volto per disperazione, sullo sfondo altri corpi esanimi, tra le macerie e i soccorritori. Indubbiamente una carneficina, ma non quella che si crede. La Stampa non spiega la foto con una didascalia, ma in cima all’immagine c’è un occhiello rosso: “I russi tengono in ostaggio 400 persone all’ospedale di Mariupol. Nuova offensiva sulla capitale. Zelensky: non entreremo nella Nato. Uccisi altri due reporter”. In basso altri due titoli: “Così Kiev affronta l’assalto finale”, “I traumi dei bimbi in fuga a Leopoli”, comincia così lo smascheramento dell’imbarazzante gaffe del quotidiano torinese pubblicato da il Fatto Quotidiano.

“Per i lettori quindi è facile dedurre che quei cadaveri nella foto siano vittime di bombe russe. Invece la città non è né Mariupol, né Kiev, né Leopoli: l’istantanea è stata scattata il 14 marzo a Donetsk, capitale “Repubblica popolare”, controllata dal 2014 dai separatisti filorussi. Stavolta la strage dell’autoproclamata che ha tolto la vita a più di 25 persone, con ogni probabilità, è di mano ucraina. Di sicuro La Stampa ha pubblicato l’immagine di una strage di due giorni prima lasciando intendere che si trattasse dell’ennesimo scempio compiuto dalle armate di Putin martedì. Un errore clamoroso magari in buona fede, ma che si inserisce nel contesto già delicato di una narrazione del conflitto, comune a molti media italiani, che non contempla difformità dall’unica possibile versione dei fatti. Mentre scriviamo, dalla Stampa non è arrivata alcuna rettifica, né la fake news è stata citata o corretta su altre testate“, continua Il Fatto.

A denunciarla è stato invece Angelo d’Orsi – si rivela – storico torinese, comunista, ex candidato sindaco nel capoluogo piemontese e per molti anni collaboratore del quotidiano. “Con la prima pagina di oggi – scrive d’Orsi al direttore della Stampa, Massimo Giannini – il giornale da Lei diretto ha toccato il fondo della disonestà giornalistica: una immagine relativa alla strage compiuta due giorni fa dalle truppe governative di Kiev ai danni dei civili di Donetsk, viene presentata in modo che il pubblico pensi che siano stati i russi cattivi. In assenza di fonti indipendenti, non è possibile stabilire con assoluta certezza chi abbia sparato il missile che dovrebbe essere in dotazione a entrambi gli eserciti – ma è chiaro che tutti gli indizi portino ai militari ucraini, visto che il territorio è controllato dai filorussi. E pare debole la contro accusa del ministero della Difesa di Kiev, secondo cui si tratterebbe di un depistaggio – una false flag operation – dei soldati di Putin: secondo questa versione, si sarebbero bombardati da soli”.

La falsificazione è oggettiva – sostiene d’Orsi con il Fatto Quotidiano – e lo riportano varie fonti sul campo. Ma la foto è solo la ciliegia sulla torta, basta vedere com’è costruita quella prima pagina. Una serie di pezzi tremendi e a senso unico, conclusi degnamente dallo sberleffo di Mattia Feltri nei confronti di Luciano Canfora, il quale si è permesso addirittura di esprimere un punto di vi- sta un po’ diverso sulla guerra, rivendicando la complessità di quello che sta succedendo in Ucraina. Questa copertina della Stampa ci mostra in maniera violenta e volgare come l’informazione, con poche eccezioni, non esista più. È diventata comunicazione: è venuto meno il principio etico del giornalismo“.

La vicenda ha un’appendice imbarazzante e un po’ paradossale – conclude il quotidiano – La fotografia pubblicata sul quotidiano torinese infatti non riporta alcun credit: non c’è scritto, come è d’obbligo, il nome del fotografo o dell’agenzia per cui lavora. In origine era stata divulgata su un organo di comunicazione del Cremlino, Ria Novosti. La Stampa l’avrebbe presa, senza dirlo a nessuno: da un agenzia di propaganda di Putin. Il professionista che ha scattato quell’istantanea incredibile si chiama Eduard Korniyenko, russo di Stavropol. Lavora per l’agenzia russa Ura ed è fotografo appaltatore della Reuters. La Stampa, dice lui, non l’ha mai contattato, né ha pagato la foto che ha piazzato in prima pagina“.

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Redazione Nazionale

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