Serve al più presto un accordo sulla riforma della Politica agricola comune (Pac), per consentire la programmazione degli investimenti nelle aziende agricole italiane per una spesa di circa 50 miliardi da qui al 2027. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’esprimere sostegno alle posizioni sostenute dal ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli nell’ambito del negoziato sulla riforma della Politica agricola comune, che è stato rinviato a giugno. Auspichiamo che – sottolinea Prandini – a tre anni dalla presentazione della proposta di riforma della Pac si possa al più presto raggiungere un accordo necessario per garantire regole certe e stabilità agli agricoltori per i prossimi anni, in termini di investimenti e programmazione, soprattutto in un periodo di incertezza e difficoltà di mercato a causa della pandemia. Finché non saranno chiari i contorni della Pac del futuro – continua Prandini – si rallenterà il percorso di stesura dei Piani strategici nazionali, che dovranno essere ambiziosi in termini di investimenti in innovazione, anche per restare in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, per garantire un reddito certo ed una maggior competitività alle imprese agricole italiane, nel rispetto del principio che gli aiuti vadano agli agricoltori che vivono di agricoltura e nel rispetto delle regole e delle normative del lavoro. Occorre arrivare al più presto ad un accordo che – afferma Prandini – tenga conto dell’obiettivo di sostenere adeguatamente i redditi degli agricoltori, premiare comportamenti virtuosi in coerenza anche con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, di affrontare i danni provocati dai cambiamenti climatici, favorire il ritorno alla terra in atto nelle giovani generazioni e garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e i requisiti sociali dei pertinenti contratti collettivi. Ma la riforma della Pac potrà portare risultati tangibili solo se si terrà nel debito conto l’impatto delle misure previste nella nuova Politica agricola rispetto alle azioni previste dalle Strategie europee della Farm to Fork e della Biodiversità. In questo senso – conclude Prandini – Coldiretti continua a sostenere l’assoluta necessità che la Commissione fornisca uno studio di impatto cumulativo, prima di avanzare proposte legislative ulteriori e che si compiano scelte coraggiose in termini di trasparenza per il consumatore, estendendo a tutti i prodotti l’obbligo dell’indicazione del paese d’origine e respingendo sistemi di etichettatura nutrizionali fuorvianti come il Nutriscore.
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