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una donna fantastica

Una donna fantastica: è tratto da una storia vera?

Vista così, il film cileno premiato con l’Oscar del miglior film straniero è una storia vera, attualissima, poiché quello sull’identità di genere è un dibattito perennemente in corso anche in Italia.

Pubblicato il 24 Giugno 2024

Una donna? Un uomo? Il risultato di quel che hanno creato entrambe le identità? Semplicemente Marina, Marina Vidal, una donna fantastica. Perché il titolo del film, Una donna fantastica appunto, impone la realtà di fatto, contro i pregiudizi, contro la malvagità di chi si arroga il diritto di dire la sua sulla vita di altri.

UNA DONNA FANTASTICA TRATTO DA UNA STORIA OSCAR?

Vista così, il film cileno premiato con l’Oscar del miglior film straniero è una storia vera, attualissima, poiché quello sull’identità di genere è un dibattito perennemente in corso anche in Italia.

Fra Almodovar e Fassbinder, il film di Sebastian Lelio, stasera su Cielo alle 21.15, racconta le vicissutiudini della protagonista interpretata magistralmente da Daniela Vega, la prima transgender della storia ad essere una presentatrice degli Academy Awards.

Nel 2018, nell’anno della vittoria dell’Oscar del film che anima, è stata riconosciuta da Time come una delle 100 persone più influenti del mondo.

La donna fantastica della storia ricca di sfumature anche noir si ritrova con la quotidianità improvvisamente sconvolta quando muore il suo compagno, un uomo 20 anni più grande di lei ucciso dalle conseguenze di una aneurisma mentre la coppia stava festeggiando il compleanno di lei in un ristorante.

Subito su di lei piovono sospetti da femme fatale originati dalla differenza d’età e dalla identità sessuale di Marina.

Pregiudizi, quindi.

Dei più beceri. Conditi dalla cattiveria del figlio dell’uomo amato dalla protagonista, considerata un oggetto da eliminare, senza valore, sul quale fare ricadere qualsiasi accusa, qualsiasi bassezza soltanto perché considerata altro, non un donna. Quel che è, invece, Marina, con la sua consapevolezza, il suo orgoglio, la sua tenacia, la sua resilienza.

Proprio la resilienza è quel che il film vuole trasmettere. Insieme con il diritto al rispetto, quel che Marina e le donne che rappresenta, giustamente, pretendono.