Pubblicato il 22 Ottobre 2020
È una questione di “luoghi della vita” come luoghi dell’anima oltre che della quotidianità quella che percorre la narrazione di Luigi La Rosa. Parigi è dappertutto o quasi, nei suoi romanzi così come nella sua vita. Ma la Sicilia – una sorta di “incubatore unico” di suggestioni – resta presente nelle sue varie declinazioni. La Messina delle origini, Palermo e Troina come passaggi esistenziali, la Catania del ritorno. Una geografia intima, nella quale s’è guadagnata un posto speciale la Roma degli Anni Novanta. Una geografia che ha così tanta importanza nella sua ispirazione da entrare praticamente come prima notizia nelle sue biografie ufficiali nelle quali si legge che il giornalista e scrittore si “divide” tra l’Italia e Parigi.
Parigi al “cuore” dei romanzi di Luigi La Rosa
Il nome di Luigi La Rosa, nato a Messina nel 1974, docente di scrittura creativa, curatore di prodotti editoriali (per Rizzoli-Bur ha curato Pensieri di Natale, Pensieri erotici, L’anno che verrà e L’alfabeto dell’amore) e autore di racconti (un suo racconto è nell’antologia Quel che c’è tra di noi – storie d’amore omosessuale di Manni) è legato soprattutto alla capitale francese, capitale anche dei “suoi” luoghi della vita.
“Posso dire – spiega lo scrittore – che il mio vero e proprio esordio narrativo è stato Solo a Parigi e non altrove (edizioni Ad est dell’equatore). A questa guida sentimentale della città – così è stata definita dai critici -, faceva seguito una seconda puntata letteraria intitolata Quel nome è amore (sempre edito da Ad est dell’equatore). Ancora una volta un viaggio nell’anima della capitale francese ma soprattutto di quegli artisti che la scelsero per vivere, amare, creare le loro opere”.
E se, neanche a dirlo, La Rosa per Touring Club ha curato la sezione letteraria e artistica dell’ultima guida verde di Parigi, è soprattutto il suo ultimo libro a fare notizia ben oltre la nicchia di appassionati e studiosi che sembrerebbe essere il suo “pubblico naturale”. Si intitola L’uomo senza inverno, è pubblicato da Piemme ed è la biografia romanzata di Gustave Caillebotte, il geniale pittore impressionista, “il grande appuntamento della mia vita”.
Non basta. Luigi La Rosa sta iniziando un nuovo libro, un nuovo romanzo, e “ancora una volta, in qualche misura, Parigi sarà al centro della narrazione”. Sarà “ancora un romanzo storico, ambientato nell’Ottocento – un secolo che adoro”. Non ne dice di più. Ma il motivo non è nella reticenza o nella riservatezza. Il motivo sta proprio nel suo modus creativo. “Solitamente, non ho le idee chiare fin dall’inizio. L’opera si va pian piano delineando nel tempo, fino a quando non giunge un momento – il momento giusto e risolutivo – in cui riesco finalmente a metterla completamente a fuoco. È da quel momento in poi che i tempi stringono e tutto sembra miracolosamente accelerare”.
Nomadismo interiore, e non solo: “Sono nato in viaggio”
“La mia infanzia è piena di spostamenti, di trasferimenti tra diverse città siciliane: Messina, Palermo, Troina”, spiega lo scrittore. “Mio padre lavorava in banca, pertanto la famiglia lo seguiva. Pochi anni da una parte, il resto altrove. Posso dire, tra virgolette, di esser nato in viaggio. Questo nomadismo interiore è rimasto una nota costante della mia vita e della mia storia. Dopo la laurea in Lettere, la meta è stata Roma, città che ho amato e nella quale ho scoperto il giornalismo, il mondo letterario e culturale degli anni Novanta. Infine, da 12 anni, la città dell’anima è Parigi, mio punto di approdo definitivo e centro di un’ispirazione e una passione ininterrotte. Mi divido tra la capitale francese e Catania, alternando al freddo gelo romantico di Parigi il caldo viscerale e tellurico, vulcanico della mia terra. Ho bisogno di entrambe le componenti. Questo dualismo mi dà energia, calore, forse equilibrio”.
Il primo dei “luoghi”: una Messina da percorrere “estraneo e febbrile”
Ma se Parigi è l’approdo, Messina è l’inizio. “Come tutti i luoghi d’origine – racconta La Rosa – Messina rappresenta per me una sorta di polo conflittuale. Un nucleo esistenziale d’amore e odio, di grande nostalgia ma pure di enorme conflitto. Vi torno periodicamente, sia per rivedere la mia famiglia, che per incontrare gli allievi dei laboratori di scrittura che continuo a seguire. Solo che adesso, tutte le volte, un sentimento strano s’impossessa di me: una specie di estraneità febbrile e appassionante, che mi rende la città sotto una luce nuova, una luce di scoperta, di rivelazione. Mi succede di andarmene in giro a rinvenire tracce del passato, della sua storia purtroppo devastata dal terremoto, ma di farlo con gli occhi visionari e sognanti di un turista. Molte volte mi stupisco della mia ignoranza, della mia poca conoscenza. Tutto questo ha una sua indescrivibile emozione”.
Da Messina La Rosa manca “da tanto, da troppo tempo. Pertanto i miei contatti con la città sono ridotti davvero all’essenziale. Conservo però alcuni riferimenti importanti: alcune amicizie preziose, diversi amici scrittori, alcune libraie che frequento periodicamente e che hanno sempre seguito, con grande affetto, il mio lavoro di autore. Tornare è in qualche misura per me sempre un riallacciare i legami, ricostruire ponti con il passato. Tuttavia, la meraviglia assoluta è quel rapporto unico, speciale, che si costruisce con la città dei fantasmi, ossia dei ricordi, del vissuto divenuto ormai mitico. Gli scrittori, in fin dei conti, non portano altro che questo: un bagaglio invisibile, che non pesa, una valigia invisibile che riesce sempre ad accendere il cuore”.
A Messina, infine, è legato anche il suo inizio come studioso, perché è qui che si è laureato in Lettere anche se con una tesi “romana”, come la definice lui stesso spiegando che “si trattava di una lunga intervista alla poetessa Maria Luisa Spaziani. Ogni mese facevo la spola tra Messina e Roma, per incontrare la Spaziani e sviluppare ulteriormente il mio lavoro. Ricordo certi lunghi mattini in casa sua, certe passeggiate, certi incontri e le chiacchierate in caffè e ristoranti. Anche quella è stata una fase molto intensa – direi indimenticabile – della mia giovinezza”.
I luoghi del sogno: la Roma delle periferie pasoliniane e delle trattorie “da film”
La “sua” Roma è cominciata in quegli anni. Ed è diventata “essenzialmente un sogno. Prima vissuto, poi rielaborato nella mente e nel cuore. È questo il bello di certi luoghi: poterli immaginare, ridisegnare interiormente proprio quando ne sei lontano. La mia Roma è soprattutto Trastevere, gli amici scrittori, le passeggiate lungo il Tevere a tarda notte, i suoi teatri, le periferie ancora pasoliniane e struggenti, le cene nelle vecchie trattorie che sembrano uscire da tanto cinema italiano. Roma l’ho lasciata per Parigi, ma vi torno spesso avendo una sorella che vi abita, delle nipoti, e tantissimi amici cari. Ogni volta, mi diverte scoprirne aspetti nuovi, musei non ancora visitati, arrivarci come se fosse la prima volta, lasciandomi vincere dalle emozioni”.
In Sicilia i prossimi corsi di scrittura creativa (ma forse saranno online)
Di luogo in luogo si torna in Sicilia perché è qui che Luigi La Rosa terrà i prossimi corsi di scrittura creativa. A Messina, Catania, Siracusa. “Ma visti i tempi e il dilagare del virus, temo, soprattutto on-line, com’è già accaduto l’anno scorso”.
Comunque sia, l’insegnamento è un’attività irrinunciabile per lo scrittore, e i suoi allievi sono anche i suoi insegnanti. “I miei allievi mi hanno insegnato e mi insegnano ancora moltissimo. Si apprende dagli sbagli, ma pure dalle scoperte e dalle intuizioni di tutti. Io dico sempre: si cresce insieme, docente e allievi. Il percorso è collettivo. Molti di essi mi insegnano giornalmente l’arte della pazienza, dell’attesa, della riflessione. Mi mostrano quanto sacrificio sia necessario prima di giungere a una meta più o meno definitiva. Confesso che sono la mia ragione di vita”.
I luoghi del presente: il ritorno in Sicilia si chiama Catania, anzi Acitrezza
In Sicilia Luigi La Rosa non può fare a meno di tornare. E il ritorno si chiama Catania, anzi Acitrezza, dove vive “nelle brevi pause” dalla sua vita parigina. “Da circa dodici anni alterno i lunghi periodi parigini con alcune settimane piacevolissime a Catania, dove ho ancora parecchi allievi e amici. Cambiare aria è salutare, tanto alla persona quanto allo scrittore: aggiunge fantasmi, suggestioni, incanti”. Sull’Isola dunque La Rosa abita ad Acitrezza, “dove posso scrivere, tutte le notti, guardando il mare e immaginando la vita degli antichi pescatori narrati dal Verga. Mi piace passeggiare, soprattutto la sera tardi, e ascoltare il frangersi delle onde contro le scogliere, contro i faraglioni, con Acicastello sul fondo. Eppure, tutte le volte che lo faccio, stranamente mi succede di tornare a pensare a Parigi, al mio impellente ritorno. Diciamo che sono tutte anime della mia scrittura, luoghi non soltanto fisici ma spirituali, senza i quali non sarei più me stesso”.
“Io credo che i luoghi della vita li scegliamo sempre da adulti. Non sono mai quelli dell’infanzia, ma quelli che, razionalmente ed emotivamente, abbiamo sentito nostri, più simili a noi. Viviamo di riconoscimenti, come succede anche in amore. Catania, in tal senso, è una città straordinaria, internazionale, multietnica, veramente metropolitana e cosmopolita. Inoltre, la sua vita notturna, la sua energia e originalità sono fattori che mi hanno colpito fin dalla prima volta che l’ho visitata. A Catania, un po’ come a Parigi, si vive in strada, si vive di notte più che di giorno, si vive nei caffè, tra i suoi artisti di strada. Inoltre a Catania è presente una ricca comunità francese, io ho perfino molti amici parigini che, mensilmente, fanno la spola tra Italia e Francia”.