Pubblicato il 19 Luglio 2022
Il primo caso di morte per contrazione del fungo killer Candida Auris viene dal Veneto, dove a perdere la vita è stato un uomo di 70 anni, che è morto a Venezia, ma che avrebbe contratto il virus durante un viaggio di lavoro in Kenya.
Il ritorno dal viaggio e il peggioramento delle condizioni
L’uomo è risultato positivo subito dopo il viaggio in Kenya e dopo i primi malori è stato ricoverato all’ospedale dell’Angelo di Mestre, dove però l’infezione non è stata giudicata curabile con i comuni antibiotici. A ciò ha fatto seguito il peggioramento delle sue condizioni fino all’avvenuto decesso. Quando si trovava in Kenya l’uomo ha cominciato a soffrire di calcoli renali, cosa che lo ha portato a rivolgersi a una clinica privata. Da quel momento però le condizioni sono peggiorate e appena è rientrato in Italia ha avuto luogo il suo ricovero all’ospedale di Mestre. Le analisi hanno subito rilevato la presenza del fungo killer, che probabilmente è stato contratto nella clinica africana.
I dati sulla diffusione
La cosa ha comunque portato al via di tutte le misure di prevenzione contro il diffondersi dell’infezione da fungo killer, che è molto resistente agli antibiotici, ma che al momento sembra contenuta, all’interno dell’ospedale. Secondo quanto detto a Fanpage dal direttore della Microbiologia dell’ospedale dell’Angelo, Claudio Scarparo, il virus può colonizzare la cute delle persone, contamina superfici e ambiente e in Liguria ci sono voluti due anni per liberarsene. La vittima di Venezia apparteneva alla categoria delle persone fragili, la cui mortalità può arrivare anche al 70 %, in particolar modo se si soffre di calcoli renali o di diabete. Il Candida Auris è comunque un fungo lievitiforme che può portare a infezioni invasive e a morire. Ha già raggiunto nel mondo Giappone, Corea del Sud, India, Sudafrica, Kuwait, Colombia, Venezuela, Pakistan, Regno Unito e Stati Uniti. E’ responsabile della candidosi che porta a infezioni nelle ferite, nelle orecchie e nel flusso sanguigno e le sue tracce si trovano anche nel tratto respiratorio e in quello urinario. La sua letalità infine si può manifestare anche nel giro di 90 giorni.