Essere insultati dai propri elettrodomestici è una situazione surreale, ma possibile. È quanto accaduto a Daniel, un uomo americano, che si trovava tranquillamente nel suo salotto quando ha sentito una voce metallica alle sue spalle gridare un insulto razzista: “neg*o”. Ci sono voluti alcuni secondi per realizzare che a parlare non era una persona, ma il suo robot aspirapolvere, che stava pulendo il pavimento.
Il colpevole? Gli hacker. Le aspirapolveri intelligenti, sono vulnerabili a intrusioni a causa di sistemi di sicurezza deboli e difetti nel software, come problemi legati ai Pin o connessioni Bluetooth poco protette. Ma il problema non si limita a questi dispositivi: in generale, la tecnologia smart, progettata per semplificare la vita, può diventare uno strumento di sorveglianza se non adeguatamente protetta.
Gli scherzi fatti attraverso i dispositivi domestici intelligenti sono ormai un fenomeno piuttosto diffuso. Ad esempio, è relativamente facile riprogrammare Alexa di Amazon affinché riconosca i membri della famiglia tramite la voce e risponda con “battute sarcastiche” o “insulti divertenti” a semplici comandi come “Alexa, accendi la luce del salotto”. Quello che molti forse ignorano, però, è quanto sia altrettanto semplice per gli hacker violare i sistemi di questi dispositivi. Se da un lato c’è chi si limita a fare scherzi di cattivo gusto, come nel caso di Daniel con il suo robot aspirapolvere, dall’altro c’è chi sfrutta questi strumenti per scopi più inquietanti, come accedere alle telecamere integrate nei dispositivi per catturare immagini.
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