Vaiolo delle scimmie: nuovo caso in Sicilia, come riconoscerlo e affrontarlo

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Il primo caso di vaiolo delle scimmie (monkeypox) in Italia è stato segnalato il 20 maggio scorso e da quel giorno in poi, i casi sono aumentati vertiginosamente, fino ad arrivare agli attuali 850, di cui solo 11 sono donne. Si tratta dunque di un’infezione che riguarda maggiormente gli uomini, con un età media di 37 anni. Attualmente, le regioni maggiormente colpite sono la Lombardia con 348 casi, il Lazio con 150 e l’Emilia-Romagna con 85. Inoltre, si registra un nuovo caso in Sicilia, dopo i numerosi segnalati da giugno di quest’anno.

Il vaiolo delle scimmie, è così chiamato, perché una sua prima forma si registrò nel 1958 nell’animale, e nell’uomo ben 12 anni dopo, si tratta di un’infezione virale zoonotica (che viene dunque trasmessa dagli animali all’uomo) causata dal monkeypox virus appartenente alla famiglia Poxviridae ,che è la stessa del vaiolo. Esso è un’infezione stabile -quindi endemica-nella foresta pluviale tropicale africana centrale e occidentale, e le estensioni oltre quest’aerea appaiono nel 2003 negli Stati Uniti a causa di un’importazione di mammiferi infetti. Nel 2022 però, si nota un incremento dei casi, in Paesi non endemici, e soprattutto non dovuti ad animali o viaggi.

Come si manifesta e come riconoscerlo

Al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) sono stati segnalati dei sintomi un po’ diversi rispetto a quelli presenti in letteratura scientifica, spesso più lievi di quelli che si manifestavano in passato. Febbricola, sonnolenza, cefalee e mialgie sono i sintomi presenti nel 95% dei pazienti, e le eruzioni cutanee tipiche del vaiolo sono presenti maggiormente aree ano-genitali, il tronco, le braccia e le gambe, il viso, i palmi delle mani e le piante dei piedi e solo nel 5% dei casi la manifestazione dei primi sintomi, può essere avvenire con lesioni a livello del cavo oro-faringeo.

Come si trasmette

Per quanto riguarda la trasmissione dall’animale all’uomo, avviene tramite contatto fisico con animali infetti, inclusi roditori e primati (scimmie). Invece da persona a persona verifica tramite contatto stretto con qualcuno che ha un’eruzione cutanea da vaiolo delle scimmie, mediante il contatto faccia a faccia, pelle a pelle, bocca a bocca o bocca a pelle, compreso il contatto sessuale o anche attraverso oggetti contaminati, soprattutto quelli di uso quotidiano. Inoltre, può essere trasmesso durante la gravidanza, dalla madre al feto anche dopo la nascita del bambino.
Come detto precedentemente, vi è una predominanza di casi negli uomini, soprattutto coloro che hanno rapporti sessuali con altri uomini, Tuttavia il rischio di contrarre l’infezione non è limitato alle persone sessualmente attive o a uomini che hanno rapporti sessuali con uomini: chiunque abbia un contatto stretto con una persona infetta è a rischio.

Quanto dura l’infezione e cosa fare in caso di sintomi

Non si sa con certezza per quanto tempo le persone con vaiolo risultino infette, ma sono tali dal momento dei primi sintomi a partire dalla comparsa dei sintomi prodromici e finché tutte le lesioni non si sono trasformate in croste e le croste non sono cadute lasciando posto a un nuovo strato di pelle sottostante.

Ai primi sintomi, è necessario isolarsi e contattare il proprio medico di base per avere tutte le cure e informazioni necessarie. La diagnosi può essere effettuata solo con esami di laboratorio, vale a dire con test di amplificazione dell’acido nucleico (PCR, real time PCR), generici per orthopoxvirus (OPXV) e/o, specifici per monkeypox virus, eseguiti su DNA estratto dai campioni biologici.

Inoltre, per quanto riguarda l’uso dei preservativi, malgrado sia molto efficace nel prevenire le malattie a trasmissione sessuale, in questo caso non garantisce la prevenzione, dato che l’infezione si può contrarre in svariati modi.

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Sara Sapuppo

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