Pubblicato il 10 Agosto 2022
Nella nottata tra ieri e l’altro ieri la Polizia di Stato di Catania ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari detentive, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 5 persone, ritenute, a vario titolo responsabili dei reati di rissa e lesioni personali, aggravate dall’uso di armi, detenzione e porto in luogo pubblico di più armi comuni da sparo nonché di maltrattamenti in famiglia e danneggiamento di cose esposte alla pubblica fede.
Nelle prime ore della giornata di ieri, la Procura Distrettuale della Repubblica di Catania ha delegato alla Polizia di Stato l’esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere, emessa in data 3 agosto 2022, dal giudice per le indagini preliminari al Tribunale, nei confronti di 5 persone in quanto gravemente indiziate, con differenti profili di responsabilità, allo stato degli atti e in relazione alla fase processuale che non ha ancora consentito l’intervento delle difese, dei reati di rissa e lesioni personali, aggravate dall’uso di armi, detenzione e porto in luogo pubblico di più armi comuni da sparo nonché di maltrattamenti in famiglia e danneggiamento di cose esposte alla pubblica fede.
I destinatari della misura cautelare sono i catanesi:
- Miano Sebastiano (classe 1994);
- Patanè Giuseppe Santo (classe 1996);
- Napoli Salvatore Danilo (classe 2002);
- Gagliano Gabriele (classe 2003);
- Salici Gaetano (classe 2003).
Il provvedimento restrittivo del massimo rigore è stato emesso all’esito di indagini – sia di tipo tradizionale che tecnico – coordinate da questa Procura e svolte dalla Squadra Mobile – Sezione Reati contro la persona, sessuali e in danno di minori, in occasione dei gravi fatti accaduti nel Capoluogo la notte del 21 aprile 2022, allorché, nei pressi di un locale notturno, ubicato nel centro cittadino, si ebbe a registrare una violentissima rissa con il coinvolgimento di numerose persone, poi degenerata in una sparatoria avvenuta sulla pubblica via, tra le trafficate corsie, a doppio senso di circolazione, di una importante arteria cittadina. Già dai primissimi atti di accertamento, gli investigatori sono riusciti a stabilire che, nell’occasione, vi erano stati almeno due feriti, raggiunti da colpi di arma da fuoco: un maggiorenne e un minorenne.
Attraverso i rilievi e le repertazioni di Polizia Scientifica è stato possibile verificare, sulla base del rinvenimento dei bossoli trovati nelle adiacenze del luogo dell’azione delittuosa, come fossero state impiegate, da taluni dei corrissanti, almeno 2 pistole: una di calibro 7,65 e l’altra calibro 40. La disamina delle immagini raccolte dai sistemi di videosorveglianza presenti nella zona interessata dal violento confronto tra due contrapposte fazioni, consentiva, inoltre, di acclarare che alcuni dei colpi d’arma da fuoco sarebbero stati esplosi da Patanè e avrebbero attinto Salici.
La prosecuzione degli approfondimenti investigativi, supportata da attività di tipo tecnico nonché dall’attento vaglio e comparazione delle dichiarazioni testimoniali raccolte, conduceva alla generale ricostruzione dei fatti oggetto d’indagine che traevano scaturigine da una precedente frizione avvenuta la notte tra il 16 e il 17 aprile 2022, all’interno del locale notturno cui si è accennato, allorquando alcuni giovani, da ritenersi vicini al clan “Mazzei”, avrebbero impedito a un noto cantante neo-melodico catanese di esibirsi assieme a un trapper che, per rendere più interessante lo spettacolo, ne aveva richiesto la presenza sul palco. Nella concitazione, il citato cantante neomelodico avrebbe pure spinto la fidanzata di uno dei ragazzi contigui ai “Carcagnusi”.
Tale frizione avrebbe avuto poi, nella notte del 21 aprile, il grave epilogo già evidenziato, finito con colpi di arma da fuoco esplosi sulla pubblica via e con il ferimento di due individui. In quest’ultima occasione, un gruppo di giovani, raccolti attorno alla figura di Sebastiano Miano e appartenenti a una frangia avversa (da ritenersi contigua al clan dei “Cappello-Bonaccorsi”), attuavano una sorta di controffensiva ai danni della fazione che aveva impedito, la settimana precedente, l’esibizione canora cui si è fatto riferimento. Ne scaturiva, pertanto, un vero e proprio raid con l’uso di più armi. Le operate investigazioni mettevano in luce elementi indizianti, univoci e convergenti, circa la diretta partecipazione ai fatti delittuosi, anche a carico del Napoli e del Gagliano, le cui condotte, secondo le valutazioni del G.I.P., erano connotate di gravità tale da rendere necessaria l’adozione della misura cautelare di massima afflittività.
Le indagini permettevano di delineare altra vicenda verificatasi in ambito familiare e riguardante il solo Miano, che sarebbe comunque indicativa della sua indole violenta, della facilità e familiarità all’uso di armi da fuoco, riconducibile al reato di maltrattamenti in famiglia ai danni di persona a lui vicina nonché a quello di detenzione, porto di armi comuni da sparo e danneggiamento di autovettura esposta alla pubblica fede, atteso che l’indagato non avrebbe esitato ad esplodere, per ragioni futili, un colpo di arma da fuoco, calibro 38, sul cofano anteriore dell’autovettura di un consanguineo. Per le operazioni di rintraccio e cattura dei destinatari della misura, la Squadra Mobile della Questura di Catania è stata coadiuvata da equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine della Sicilia orientale e unità di altre articolazioni della Questura catanese. Tra gli indagati ci sarebbe anche il cantante neomelodico Niko Pandetta, in quanto secondo la Procura della Repubblica avrebbe convinto Sebastiano Miano e i membri del gruppo Cappello a vendicarsi della ritrosia dei Carcagnusi a farlo esibire accanto al trapper Tony Effe. Le registrazioni del sistema di di videosorveglianza dimostrano comunque che lui non è parte attiva nella sparatoria.