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Il vigile che timbrava il cartellino in mutande sarà risarcito di oltre 200.000 euro: “Non è assenteismo”

Pubblicato il 13 Febbraio 2024

Passò alla storia come il “vigile in mutande” Alberto Muraglia, agente della polizia municipale licenziato dopo l’operazione “Stachanov” e accusato di truffa ai danni dello Stato in merito ad un caso di presunto assenteismo dei dipendenti comunali e di irregolare timbratura del cartellino. In realtà Muraglia è riuscito a dimostrare la sua innocenza e adesso il comune di Sanremo dovrà anche risarcirlo con una cifra monstre pari a 227.443,36 euro.

“Il vigile in mutande”: la ricostruzione dei fatti

Riavvolgiamo il nastro della memoria per ricostruire cosa è successo. La cosa sicura è che Muraglia, dopo aver ottenuto la revoca del licenziamento, è stato reintegrato dal comune sul posto di lavoro e adesso dovrà anche essere risarcito per il danno d’immagine subito.

Muraglia fu immortalato mentre timbrava il cartellino in mutande, secondo l’accusa, per poi tornare a casa e continuare a dormire senza prendere servizio. In realtà durante il processo Alessandro Moroni, legale di Muraglia, dimostrò che il suo assistito in realtà iniziava a lavorare addirittura prima dell’orario di lavoro previsto.

Muraglia era infatti il custode del mercato ortofrutticolo di Sanremo e si svegliava ogni mattina alle 5:30 per aprire i cancelli del mercato e controllare che tutti gli spazi per i banchi degli ambulanti fossero vuoti, per poi prendere servizio alle 6:00 come vigile urbano.

Per svolgere il ruolo di custode Muraglia non percepiva alcuno stipendio, al posto del quale aveva ricevuto invece a titolo gratuito un alloggio nello stabile del mercato.

Le spiegazioni di Muraglia

Lo stesso Muraglia si difese sostenendo di essere stato scelto come simbolo dell’assenteismo, pur essendo innocente: “In tutta la mia carriera sono stato costretto a timbrare in slip in sei occasioni” – ha dichiarato il vigile, aggiungendo che si trattava sempre di festivi, quando il mercato comunale era chiuso.

Ha poi spiegato come agiva nella realtà: “Il mio alloggio, dove vivo con la mia famiglia, il mio ufficio e la timbratrice sono nello stesso edificio”. Nelle occasioni a lui contestate tra l’altro il badge andava timbrato in fretta perché “c’era la necessità di stringere i tempi per la rimozione di veicoli che ostacolavano il posizionamento dei banchi del mercato” e in un’altra occasione timbrò il cartello svestito quando si correva la Milano-Sanremo “per non attraversare casa bagnato fradicio”.

Il Comune, che dovrà risarcire Muraglia, ha presentato ricorso in Cassazione ma per il momento ha dovuto riconoscere un debito fuori bilancio, la cui approvazione è stata rimandata al consiglio comunale, in programma venerdì prossimo.