Denaro per le vittime dei malfattori? Potrebbe avere una destinazione non sbagliata, ma totalmente contraria a quanto ci si attendeva. Hanno percepito indebitamente il vitalizio riservato ai familiari delle vittime della criminalità organizzata: parliamo di due donne, la moglie e la suocera di un affiliato “importante” del clan Gionta. Per 15 anni, avevano percepito il denaro.
La Guardia di Finanza di Torre Annunziata (Napoli) ha sequestrato beni per 166mila euro.
La strage di Sant’Alessandro era avvenuta il 26 agosto del 1984 proprio a Torre Annunziata (Napoli): tra le otto persone uccise dai killer della camorra, che aprirono il fuoco da un autobus turistico, davanti un circolo di pescatori, c’era A. F., marito e padre, appunto, delle due donne delle quali abbiamo parlato. Sette furono i feriti. 18 anni dopo, le due ottennero per questa ragione il vitalizio riservato alle famiglie delle vittime della criminalità organizzata. Durante i successivi controlli la moglie del boss si era dichiarata nubile, ma nubile non era; inscenò anche una finta separazione, per non perdere il beneficio. La figlia della vittima si era sposata con un uomo incaricato di gestire il racket e le piazze di spaccio della zona, ma non per questo avrebbe perso volutamente il denaro: lacrime e investimenti lucrosi. Che cosa avrebbe pensato il padre? Ancora oggi, il boss vede in carcere la suocera e la moglie: un matrimonio riuscito. L’uomo è rinchiuso con l’accusa di associazione di stampo mafioso, estorsione e rapina. Le Fiamme Gialle hanno agito metodicamente sulle movimentazioni bancarie e finanziarie delle due donne, anche grazie alla stretta collaborazione con la Prefettura di Napoli: questo il risultato.
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