Nella giornata di ieri si è diffusa la notizia della morte di Renzo Cristofori, netturbino 68enne di Caprarola, in provincia di Viterbo, ucciso con 5 coltellate all’addome a pochi metri da casa sua. I sospetti si sono concentrati su un suo vicino di casa, un 31enne problematico che durante l’interrogatorio ha però respinto tutte le accuse, sostenendo di non c’entrare nulla con la morte dell’uomo. Restano ancora molti punti da chiarire, come il movente e l’arma del delitto che al momento ancora non si trova.
Come ricostruito dagli inquirenti il netturbino e il vicino 31enne si conoscevano e di tanto in tanto si frequentavano anche. Il 31enne era un volto noto alle forze dell’ordine ed era finito spesso in manette. Renzo a volte si recava a casa sua, come raccontato dai vicini, forse per aiutarlo a rimettersi in sesto.
Un’altra vicina ha detto che, a causa del 31enne, spesso si vedevano ambulanze e auto dei carabinieri lungo la via, perciò quando ha visto i militari e i sanitari dell’1-1-8 non si è allarmata più di tanto, considerandola una normale “routine”, e senza immaginare neanche lontanamente una tragedia simile.
Renzo era molto ben voluto in paese, una persona tutta casa e lavoro che aiutava tutti quando poteva. Angelo Brogna, sindaco di Caprarola, ha espresso il dolore e lo sconcerto di tutta una comunità, sconvolta da una morte così efferata di una brava persona conosciuta da tutti come un gran lavoratore. La famiglia Cristofori era già stata colpita da una tragedia anni fa, quando il 68enne perse il fratello in un incidente.
Quando è scattato l’allarme sul posto sono sopraggiunti i sanitari dell’1-1-8, che però non hanno potuto far niente per il 68enne ormai privo di vita. I militari hanno avviato le indagini che hanno portato al vicino 31enne che, interrogato dal pm Massimiliano Siddi in presenza dei suoi avvocati, si è dichiarato innocente. La sua difesa è stata ritenuta debole e così il ragazzo è stato portato in carcere in attesa dell’udienza di convalida al gip. Il 31enne ha raccontato che, al momento del delitto, la sera di mercoledì 27 novembre, era andato a comprare le sigarette da un amico per poi rientrare subito a casa.
Una versione che non ha convinto gli inquirenti, che hanno sequestrato la sua abitazione per perquisirla in cerca di ulteriori dettagli, a partire dall’arma del delitto che al momento non si trova e che potrebbe essere stata gettata via. A disposizione della magistratura la salma di Cristofori, che sarà sottoposta all’autopsia per individuare altri elementi utili. La mamma della vittima è sotto choc, ha detto a ViterboToday di non aver visto nulla e di non voler uscire di casa perché è letteralmente terrorizzata.
Gli inquirenti stanno cercando anche il movente che avrebbe armato la mano dell’assassino. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine il 31enne avrebbe chiesto del denaro al 68enne e, dinanzi al suo rifiuto, sarebbe scoppiata una lite poi degenerata in tragedia. I residenti hanno rivelato che il 31enne chiedeva continuamente soldi e sigarette in paese e che creava problemi quasi ogni giorno, tuttavia è da considerarsi innocente fino a prova contraria.
Innocenza che però rischia di vacillare al cospetto delle parole di un testimone oculare, un amico del netturbino, che avrebbe visto i due litigare e poi Cristofori urlare: “Mi ha colpito, mi ha colpito”, mentre il 31enne si allontanava. Il testimone avrebbe riferito anche di aver visto il ragazzo con il giubbotto rosso e i pantaloni sporchi di sangue. Una testimonianza al vaglio degli inquirenti, che analizzeranno tutti i coltelli da cucina presenti nella casa del 31enne, poiché l’arma per il delitto potrebbe essere proprio un coltello da cucina.
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