Le interpretazioni dei legali della vittima, Yousn El Bossettaoui, e della difesa dell’ex assessore alla Sicurezza di Voghera, Massimo Adriatici, delle deposizioni di due testi con la formula dell’incidente probatorio non potrebbero essere più discordanti. Probabilmente solo un processo potrà riuscire a chiarire come sia partito quel colpo che il 20 luglio uccise l’immigrato.
Uno degli avvocati di parte offesa, Marco Romagnoli, ribadisce che quello accaduto in piazza Meani, nella cittadina lombarda, è stato “un omicidio volontario”, perché, stando ai due testi, “si è trattato di una persona che scientemente ha impugnato una pistola”, “a poca distanza da un bar pieno di avventori e quella del colpo mortale non era certo l’unica possibilità per difendersi: legittima difesa mai!”.
Uno dei due ragazzi testimoni, di origine nordafricana, fuori dai tribunale, mima la scena della colluttazione tra El Bossettaoui e Adriatici. “Era a terra, ha alzato il braccio e ha sparato”.
Prima El Bossettaoui aveva avvicinato l’ex assessore che stava telefonando chiedendogli: “Con chi parli?”. Poi il pugno all’uomo politico e Adriatici cade a terra. Con fatica, il ragazzo cerca di ricordare se l’ex assessore avesse estratto in quel momento l’arma o l’avesse già in mano: “Ha tirato fuori e ha sparato”, risponde anche se per lo stesso legale di parte offesa questo è ancora “tra i dettagli da chiarire”.
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