Pubblicato il 10 Dicembre 2024
Una ragazza di 14 anni ha vinto la sua battaglia per rimanere con i nonni materni, dopo anni trascorsi in una casa famiglia. La vicenda ha richiamato l’attenzione pubblica ed è stata oggetto di un’interrogazione parlamentare, portando infine a una decisione favorevole da parte delle autorità giudiziarie.
La storia
La giovane era stata allontanata dalla famiglia nel 2020 a seguito dell’attivazione di un codice rosso per i maltrattamenti subiti dal padre nei suoi confronti e verso la madre. Durante il periodo in casa famiglia, la ragazza ha espresso ripetutamente il desiderio di vivere con i nonni materni. Questa volontà è stata ribadita anche presso il centro di neuropsichiatria infantile che la segue e documentata dagli psicologi nelle relazioni consegnate ai giudici.
Il nonno, un ex militare della Guardia di Finanza, si era dichiarato fin dall’inizio disponibile ad accogliere la nipote, offrendo una soluzione all’interno del nucleo familiare.
L’intervento parlamentare
Il caso è stato portato all’attenzione del Parlamento dal deputato Udc Lorenzo Cesa, che il 15 luglio scorso ha presentato un’interrogazione scritta al Ministro della Giustizia Carlo Nordio.
«Nonostante la minore abbia più volte ribadito la sua volontà di vivere con i nonni materni», scrive Cesa, «la curatrice speciale ha avviato un processo di adozione etero-familiare, che avrebbe sottratto la ragazza alla tutela dei nonni. Questo nonostante il diritto del minore a crescere nella propria famiglia sia sancito dalla Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dalla Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli».
La decisione delle autorità
Alla luce delle indagini e delle istanze presentate, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha confermato che il caso è stato esaminato con grande attenzione.
«È stata svolta un’accurata istruttoria, tenendo conto della volontà della minore», ha dichiarato il Ministro. «La ragazza è ora avviata a un percorso di collocamento presso l’abitazione dei nonni materni, con le doverose cautele disposte dall’autorità giudiziaria a tutela delle sue condizioni fisio-psichiche».