Pubblicato il 25 Settembre 2024
“Siamo indignati. Faremo un esposto al garante della Privacy: c’è stata un’incursione nella vita di questi genitori senza che ci fosse una reale necessità e senza chiedere alcuna autorizzazione”. Così i legali della famiglia di Yara Gambirasio.
La rabbia di Fulvio Gambirasio e Maura Panarese, genitori della 13enne scomparsa da Brembate di Sopra il 26 novembre 2010 e ritrovata senza vita tre mesi più tardi a Chignolo d’Isola, centri del bergamasco, è esplosa dopo la messa in onda della docuserie Netflix Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio.
I 5 episodi ripercorrono le fasi dello sconvolgente omicidio per il quale è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti.
Racconto che solleva degli interrogativi sulla colpevolezza dell’imprenditore edile, ma non è questo aspetto che ha spinto i genitori della vittima a chiedere ai loro avvocati di presentare un esposto col quale rendono pubblica la loro indignazione.
Nella docuserie è stato trasmesso un audio che la mamma di Yara ha inviato alla figlia nelle ore successive alla sua scomparsa, quando non si sapeva ancora che la 13enne fosse stata uccisa.
“Amore, sono la mamma, deve sei?”, si sente nell’audio.
Durante le indagini il telefono della famiglia fu messo sotto controllo e vennero registrati, quindi, i messaggi disperati, i pianti, quando ancora non si sapeva cosa fosse accaduto, dove fosse la povera Yara.
Un audio strettamente personale, che, insieme con il resto registrato durante le intercettazioni, non compare né nelle fasi iniziali dell’inchiesta né negli atti processuali, poiché considerato ininfluente, e che per l’utilizzo non è stata chiesta l’autorizzazione alla famiglia.