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Gabriele Bianchi “Re” di Rebibbia, ma la fidanzata sbotta: “Gli vogliono bene tutti”

Pubblicato il 12 Aprile, 2024

Gabriele Bianchi è uno degli individui condannati per il tragico evento che ha portato alla morte di Willy Monteiro Duarte il 6 settembre 2020 a Colleferro. Bianchi, precedentemente attivo nel mondo delle arti marziali miste, è stato giudicato colpevole e ha ricevuto una sentenza di 24 anni di detenzione, attualmente in esecuzione presso il penitenziario di Rebibbia a Roma. Tuttavia, secondo quanto riportato da “Il Messaggero”, Bianchi sembra aver ottenuto una posizione di potere all’interno della struttura carceraria attraverso comportamenti intimidatori. Si è riferito agli altri detenuti con affermazioni quali “Io detto le regole, voi obbedite”, dimostrando una volontà di dominio. Si è particolarmente rivolto a un detenuto anziano costretto a trasferirsi a causa del costante bullismo subito. Tuttavia, queste affermazioni sono state contraddette dalla compagna di Bianchi.

“Non è un mostro”

Effettivamente, al di fuori dell’istituto penitenziario, Gabriele Bianchi ha una compagna di nome Silvia Ladaga. Al momento dell’incidente, Ladaga era in attesa di un figlio di Bianchi e ora, effettivamente, hanno un bambino che lei porta sempre con sé durante le visite.

Gabriele non è un mostro”, ha sbottato la donna. “Lo conosco, vado sempre a trovarlo a Rebibbia e smentisco categoricamente le illazioni sui suoi atteggiamenti prepotenti nei confronti degli altri detenuti. È l’ennesima sciocchezza, sono stanca”.

Le parole della fidanzata

Secondo quanto dichiarato dalla compagna di Gabriele Bianchi, il giovane gode di grande simpatia da parte di tutti e sembra anche dedicarsi agli studi.

Dietro le sbarre Gabriele si sta laureando in Scienze della Comunicazione, lavora, non credo gli sarebbe stato possibile se avesse avuto i comportamenti che gli hanno additato. Va d’accordo con tutti i detenuti, quando facciamo il colloquio è sempre in area verde, questo dovrebbe far capire meglio di altro la situazione affatto tesa”.

Se fossero stati presi provvedimenti nei suoi confronti, magari lo avrebbero costretto al chiuso della sala. Non solo. Vede con regolarità nostro figlio, che oggi ha 3 anni. Tutti lo vengono a salutare, gli vogliono bene, hanno saputo del nuovo processo e gli danno forza. Chi sta qui dentro lo sta conoscendo per quello che è e tutte le attività che gli stanno facendo fare, come la pittura, lo studio, sono proprio dovute al fatto che si comporta bene. Io non voglio attaccare nessuno, solo difendermi, difenderci da un attacco infondato, l’ennesimo. Gabriele non è quel mostro che hanno deciso che è e che continuano a descrivere”.

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